“Una caratteristica delle rivoluzioni è che, nel momento in cui sembra che il popolo stia per compiere un grande passo e per inaugurare una nuova era, esso si lascia governare dalle illusioni del passato e consegna tutto il potere e l’influenza, così faticosamente conquistati, nelle mani di uomini che rappresentano, o si immagina che rappresentino, il movimento popolare di un’epoca ormai trascorsa. Espartero è uno di quegli uomini della tradizione che il popolo è uso prendersi sulle spalle nei momenti di crisi sociale e dei quali, come del vecchio malvagio che stringeva ostinatamente le gambe intorno al collo di Sinbad il marinaio, sarà molto difficile liberarsi. Chiedete a uno spagnolo della cosiddetta “tendenza progressista” quale sia il valore politico di Espartero: vi risponderà prontamente che “Espartero rappresenta l’unità del grande partito liberale; Espartero è popolare perché proviene dal popolo; la sua popolarità serve esclusivamente la causa dei progressisti”. E’ vero che è figlio di un artigiano e che si è elevato fino a reggente della Spagna; che, entrato nell’esercito come soldato semplice, ne è uscito come maresciallo di campo. Ma se realmente incarna il simbolo dell’unità del grande partito liberale, si tratta soltanto di quel punto inerte d’unità in cui tutti gli estremi si annullano vicendevolmente. E, quanto alla popolarità dei ‘progresistas’, non esageriamo se affermiamo che essa si è persa proprio nel momento in cui è passata dal corpo del partito a questo singolo individuo” [Karl Marx, Espartero, pubblicato in ‘New York Daily Tribune’, 19 agosto 1854] [in Marx Engels, Scritti. Febbraio 1854 – febbraio 1855. Politica internazionale: Russia – Gran Bretagna – Questione d’Oriente – Guerra di Crimea – La Spagna rivoluzionaria, Edizioni Lotta Comunista, 2011]