“Otto reggimenti dell’esercito piemontese si rifiutarono di combattere perché gli si era fatto credere che a Torino fosse stata proclamata la repubblica, e che Brofferio fosse stato nominato dittatore. Come nel 1814 e nel 1815 la borghesia francese andò incontro esultando ai cosacchi e agli inglesi, così ora  a Novara ecc. “la parte migliore della popolazione” saluta esultando gli austriaci. Queste simpatie austriache della borghesia rivelano un notevole progresso nello sviluppo italiano. Esse dimostrano che gli entusiasmi nazionalistici di ‘tutte’ le classi sono finiti, che i movimenti dell’autunno e dell’inverno hanno portato alla luce l’antagonismo di classe, hanno spinto il proletariato e i contadini in aperta opposizione contro la borghesia e hanno messo in pericolo l’esistenza politica della borghesia a tal punto che essa è stata costretta ad allearsi col nemico esterno. Ora anche in Piemonte, come già prima a Roma e a Firenze, la lotta per l’indipendenza italiana è diventata in pari tempo una lotta contro la borghesia italiana, al pari della lotta tedesca per l’unità. In Francia, in Germania, in Ungheria, in Italia, successivamente, la borghesia ha tradito la rivoluzione. Mentre in Italia ha chiamato gli austriaci, anche in Prussia e nella stessa Francia essa non esiterebbe un attimo a chiamare i russi per ristabilire la calma ad ogni costo. In Ungheria e in Transilvania lo ha già fatto” [F. Engels, Neue Rheinische Zeitung 5 aprile 1849] [in: Karl Marx Friedrich Engels, a cura di Agostino Bistarelli, ‘Sul Risorgimento italiano’, 2011]