“Meno sorprendono raffronti simili quando vengono fatti da scrittori borghesi. Così Luigi Firpo, nell’introduzione a una recente ristampa della vecchia traduzione dell’86, mentre trova “fallita” la dottrina economica di Marx, crede di poter ammirare l’autore del ‘Capitale’ come “nietzschiano avanti lettera” per il suo presunto culto della forza. Non si vuole escludere che tutto ciò possa anche essere stato scritto con le migliori intenzioni, ma è sicuro che non ha niente a che fare con lo spirito del ‘Capitale’. Se occorrerà, si potrà tornare sull’argomento, ma qui interessa soprattutto sottolineare una facile costatazione: in questi ultimi anni, nonostante le scomuniche dei pontefici della cultura borghese, i quali assicurano che nessuno s’interessa più di questo libro, gli editori ‘borghesi’, che sono in primo luogo uomini d’affari, hanno più volte ristampato le vecchie traduzioni italiane del ‘Capitale’, ed altre nuove traduzioni, raffazzonate alla men peggio, sono state anche pubblicate. Ci si può dolere dell’assenza di serietà scientifica che caratterizza queste iniziative editoriali, ma si deve prendere atto del loro più elementare significato: deve pur esserci un bisogno e una richiesta dei “consumatori” che permetta agli editori borghesi di considerare la pubblicazione del ‘Capitale’, in qualsiasi traduzione, come un ‘buon affare’. Questo bisogno però, dato il grado di maturità raggiunto oggi dal movimento operaio italiano, andava evidentemente soddisfatto in maniera più adeguata, ed a ciò appunto risponde l’odierna iniziativa delle “Edizioni Rinascita”.” [Valentino Gerratana, La battaglia delle idee. Recensione a ‘Karl Marx, Il Capitale, libro I, traduzione di Delio Cantimori, Roma, Edizioni Rinascita, 1951 pag 352 L. 300, in Rinascita, n° 3, marzo 1951] (pag 157)