“E’ noto il modo in cui Marx indicò ciò che era essenziale nella sua concezione della lotta di classe. In una lettera a Weydemeyer del 5 marzo 1852 (che Lenin riprende in ‘Stato e Rivoluzione’) egli scrisse: “Per quello che mi riguarda, a me non appartiene nè il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna, nè quello di aver scoperto la lotta tra di esse. Già molto tempo prima di me degli storici borghesi avevano esposto la evoluzione storica di questa lotta delle classi e degli economisti borghesi avevano esposto l’economia delle classi. Quello che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: 1) che l’esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione; 2) che la lotta delle classi necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3) che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi”. Da questa citazione si ricava facilmente la conclusione che la teoria dello Stato caratterizza, in modo essenziale e decisivo, il marxismo, e che la posizione nei confronti di tale questione è la pietra di paragone che distingue le posizioni rivoluzionarie da quelle che non lo sono. La lunga e tenace polemica di Lenin contro i riformisti, proprio intorno a questo problema, ne è la conferma” [Luciano Gruppi, Ancora sul problema dello Stato, Rinascita, N° 10, Ottobre 1956]