“Marx chiarisce questo concetto allorchè distingue il lavoro umano da quello animale e in particolare fa l’esempio dell’ape: “L’ape, con la costruzione dei suoi alveoli può fare arrossire più di un architetto. Ma ciò che subito distingue il peggiore degli architetti dalla più abile delle api è che quegli ha costruito la sua cella, prima che nell’alveare, nella sua testa. Il processo del lavoro approda a un risultato che già preesiste idealmente nel cervello del lavoratore. Egli non opera soltanto un cambiamento di forma nelle materie naturali, ma vi realizza nello stesso tempo il suo scopo; scopo di cui egli ha coscienza, che determina come legge il suo modo d’azione e al quale deve subordinare la sua volontà”. Questi aspetti del marxismo sono stati per lo più travisati dai seguaci ed avversari della filosofia della prassi. E’ interessante notare che, invece, Gramsci, il quale, come Lenin, non conobbe le Opere giovanili di Marx, ha impostato la sua opera teorica sulla base di presupposti diversi da quelli del materialismo dialettico, avvicinandosi notevolmente alle idee del Marx giovane”. [G. Tamburrano, Antonio Gramsci. La vita – Il pensiero – L’azione, 1963]