“Non diverso ma, come dicevamo addirittura opposto è l’atteggiamento di chi si richiama a Lenin, il quale, in un passo dei ‘Quaderni filosofici’ afferma con decisione: “Il pensiero, salendo dal concreto all’astratto, non si allontana – quando sia ‘corretto’ […] – ‘dalla’ verità, ma si avvicina a essa. L’astrazione della ‘materia’, della ‘legge’ di natura, l’astrazione del ‘valore’, ecc., in breve, tutte le astrazioni scientifiche (corrette, serie, non assurde) rispecchiano la natura in modo più profondo, fedele e ‘compiuto’. Dalla vivente intuizione il pensiero astratto ‘e da questo alla prassi’: ecco il cammino dialettico della conoscenza della ‘verità’, della conoscenza della realtà oggettiva.” [V.I. Lenin, Quaderni filosofici, Roma, 1971, pp. 157-158]. Sostenere, come sembrano tentati di fare alcuni, che questa è una convinzione del solo Lenin, e per di più conseguente alla lettura della ‘Scienza della logica’ di Hegel, e quindi un certo senso estranea al modo di pensare del marxismo, significa dimenticare la profonda lezione di metodo che Marx fornì nella Introduzione del ’57 a ‘Per la critica dell’economia politica’. Si può cercare come si vuole di stravolgere il senso del paragrafo di quest’opera dedicato, appunto, al metodo dell’economia politica: non per questo l’indicazione che da esso scaturisce potrà apparire meno netto e precisa. Hegel, a giudizio di Marx, ha ragione di ritenere che il metodo scientifico debba partire dall’astratto per poi rivolgersi al concreto: il suo errore è stato quello di credere che questo procedimento non sia tipico solo del metodo con cui il pensiero si appropria della realtà, bensì sia anche quello che riproduce il cammino della formazione del reale medesimo”. [Silvano Tagliagambe] [in Bellone Enrico Geymonat Ludovico Giorello Giulio Tagliagambe Silvano, Attualità del materialismo dialettico, 1978]