“Non v’è nulla di più falso dell’opinione dello stile arido ed involuto del “Capitale”. Chi scrive non conosce alcuna opera economica che si possa paragonare al “Capitale” per chiarezza e vivacità di esposizione, talora anche per vera bellezza classica di stile. E pertanto è così difficile da capirsi! In alcuni punti certo, ma non è colpa dell’esposizione. Si crede ordinariamente che l’economia nazionale sia un campo scientifico che ognuno possa di leggieri comprendere senza la minima precognizione. Ma essa è una scienza, anzi una delle più difficili, poichè non v’è forse altra formazione così complicata  come la società. E’ certo che per intendere quella collezione di luoghi comuni, che Marx designa sotto il nome di economia volgare, non occorrono maggiori cognizioni di quelle che ogni uomo si  acquista da sè negli affari della vita giornaliera. Per capire il “Capitale” di Marx, il quale sotto la forma d’una critica dell’economia politica fonda un nuovo sistema storico ed economico, bisogna già avere da prima una certa cultura storica e la comprensione dei fatti che offre lo sviluppo della grande industria. Chi non conosce almeno in parte i fatti dai quali Marx deriva le sue leggi, il senso di queste leggi gli rimarrà certo oscuro, e perciò egli parlerà di misticismo e di hegelianismo. La spiegazione più evidente non gli gioverà a nulla. A nostro parere è questo uno scoglio pericoloso per ogni tentativo di popolarizzare il “Capitale”. Marx ha scritto il più popolarmente possibile. Dove egli è di difficile comprendimento, il difetto non è nella ‘lingua’, ma nell’obbietto e nel ‘lettore’.” [Karl Kautsky, Prefazione alla prima edizione, 1886] [in Karl Kautsky, Le dottrine economiche di Carlo Marx. Esposte e spiegate popolarmente, 1945]