“L’attacco al marxismo viene condotto con la pretesa che il marxismo manchi di una teoria politica. Siccome i democratici non possono più affermare, come hanno fatto per decenni, che il marxismo non è valido perché ha una teoria della crisi economica oggi, a crisi convalidata, devono negare che il marxismo abbia una teoria politica. Solo la profonda crisi della politica imperialistica  e della sua teoria può spiegare la inconsistenza di questa posizione. Lo sviluppo capitalistico è ineguale, contraddittorio e ciclico. Dato questo carattere già dal suo inizio si scontrano due posizioni sullo sviluppo capitalistico. L’una ritiene che sia uno sviluppo equilibrato o, comunque, il massimo di equilibrio naturale. L’altra ritiene che sia, invece, uno sviluppo squilibrato o, comunque, equilibrabile. Marx, affrontando le due teorie o concezioni, dimostrerà scientificamente che lo sviluppo capitalistico non può che essere squilibrato e proprio per questa contraddizione non correggibile è destinato a finire. Da questa analisi dello sviluppo capitalistico Marx deriva la sua teoria politica la quale, di conseguenza, non è frutto del pensiero  politico coma tale ma dell’anatomia della società”. [A. Cervetto, La crisi della teoria politica borghese, Lotta Comunista, n° 88 (dicembre 1977), anche in ‘L’involucro politico’, 1994]