“A onore di entrambi i nostri maestri, e in modo particolare di Engels, morto assai più tardi, e che difese anche l’onore e le vedute di Marx, si deve dichiarare che notoriamente Engels ha scritto questa prefazione sotto la diretta pressione del gruppo parlamentare del tempo. Questo accadeva in quel periodo in cui in Germania – dopo la caduta della legge antisocialista al principio degli anni ’90 – si manifestava in seno al movimento operaio tedesco una forte corrente radicale di sinistra che voleva mettere in guardia i compagni contro un totale assorbimento nella mera lotta parlamentare. Per battere teoricamente e sopraffare praticamente gli elementi radicali e per escluderli dall’attenzione della vasta massa con l’autorità dei nostri grandi maestri, Bebel e compagni (ed era già significativo allora per le nostre condizioni che il gruppo parlamentare decidesse sul piano intellettuale e tattico delle sorti e dei compiti del partito) hanno spinto Engels, che viveva all’estero e doveva lasciarsi persuadere dalle loro assicurazioni, a scrivere quella prefazione con il pretesto che la cosa più urgente e necessaria era di salvare il movimento operaio tedesco dalle deviazioni anarchiche. Da allora questa concezione ha dominato effettivamente la socialdemocrazia tedesca in ciò che essa ha fatto e non ha fatto, fino a che abbiamo avuto la bella esperienza del 4 agosto 1914. Era la proclamazione del “nient’altro-che-parlamentarismo”. Engels non ha fatto in tempo a vedere i risultati, le conseguenze pratiche di questo uso della sua prefazione, della sua teoria. Io sono sicura che se si conoscono le opere di Marx e di Engels, se si conosce il vivace spirito rivoluzionario genuino, non adulterato, che spira da tutte le loro dottrine e da tutti i loro scritti, si deve essere convinti che Engels sarebbe stato il primo a insorgere contro le degenerazioni del “nient’altro-che-parlamentarismo”, contro questo impantanamento e demoralizzazione del movimento operaio, che presero piede in Germania già decenni prima del 4 agosto (…)”. [Rosa Luxemburg, Il programma di Spartaco, 1995]