“Questa ‘espropriazione’ si compie attraverso il giuoco delle leggi immanenti della stessa ‘produzione capitalistica’, attraverso la ‘centralizzazione dei capitali’. Ogni capitalista ne colpisce a morte morti altri per suo conto. Di pari passo con questa centralizzazione ossia con la ‘espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi’, si sviluppano su scala sempre crecente la forma cooperativa del processo di lavoro, la consapevole applicazione tecnica della scienza, lo sfruttamento metodico della terra, la trasformazione dei mezzi di lavoro in mezzi di lavoro utilizzabili solo collettivamente, la economia di tutti i mezzi di produzione del lavoro combinato, sociale, mentre tutti i popoli vengono via via intricati nella rete del mercato mondiale e così si sviluppa in misura sempre crescente il carattere internazionale del regime capitalistico. Con la diminuizione costante del numero dei magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce la massa della miseria, della pressione, dell’asservimento, della degenerazione, dello sfruttamento, ma cresce anche la ribellione della classe operaia che sempre più s’ingrossa ed è disciplinata, unita e organizzata dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalistico. Il ‘monopolio del capitale diventa un vincolo del modo di produzione’, che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso.” [MARX Karl, a cura di Giuliano Manacorda, Antologia, 1966]