“Quanto al Friscia, per la cui prima attività internazionalista rinviamo al citato saggio del Cerrito [Gino Cerrito, ‘Saverio Friscia nel primo periodo di attività dell’ Internazionale in Sicilia’, in ‘Movimento operaio’, 1953, III, p. 473], era anch’egli – come sappiamo – un ex mazziniano, che per molto tempo aveva continuato a collaborare con i mazziniani (1), ma verso la metà del ’71 si trovò al centro della polemica antimazzianiana: infatti, dopo l’appello contro l’ ‘Internazionale’ che il Mazzini rivolse il 13 luglio ‘Agli operai italiani’ e dopo la tagliente e celebre ‘Risposta di un internazionalista [Bakunin] a Mazzini’, il Friscia intervenne con un articolo su ‘L’Internazionale e Mazzini’, dapprima pubblicato nel settimanale agrigentino «L’Eguaglianza», da lui stesso diretto, e poi riprodotto dal «Gazzettino Rosa» di Milano, allora principale organo dell’ internazionalismo italiano (2). La crisi del mazzinianesimo non era che la crisi della democrazia piccolo-borghese, da mettere in correlazione con quei mutamenti di struttura che si andavano effettuando in tutta Italia proprio attorno al 1870 e che, per quanto riguarda la Sicilia, abbiamo cercato di illustrare nel capitolo dedicato alle condizioni materiali dell’isola. I due gruppi repubblicani, quello mazziniano e quello internazionalista, ritenevano di dominare la Sicilia, ciascuno con assoluta preponderanza sull’altro. Fin dal 19 luglio 1866 Bakunin aveva scritto che la maggior parte della ‘Falange Sacra’, l’organizzazione mazziniana, era passata, nel Sud, dalla propria parte (3); l’anno dopo , il 23 maggio 1867, scriveva di essere stato denunciato dal prefetto di Napoli come «promotore» e capo del movimento in Sicilia, soprattutto a Palermo, e, in generale, nell’Italia meridionale» (4). In realtà, in quegli anni, a Palermo non si hanno tracce documentarie né di attività internazionalista né di relativi allarmi da parte delle autorità; i seguaci del Mazzini erano tanto convinti di avere la supremazia, che lo stesso apostolo tentava di suscitare un moto recandosi personalmente nell’isola nell’agosto del 1870. L’anno dopo, Antonio Riggio, in una lettera a Engels del 16 ottobre 1871 (5), scriveva: «Ritorno da una corsa da Palermo, Napoli, Roma e Firenze. Il lavoro socialista vi si fa formidabile; ancora un anno e i destini della penisola saranno nelle nostre mani. Mazzini è solo. Nuove sezioni sorgono continuamente e giornali ne abbiamo in gran numero (…). In Sicilia comandiamo noi. Nella sola provincia di Girgenti avremo fra pochi giorni dieci Sezioni; non vi dico del numero dei nostri soci corrispondenti che lavorano come va fatto…». C’è da fare i conti, naturalmente, con la «deformazione professionale» in senso ottimistico, che è di tutti i rivoluzionari; ma un fondo d vero, nelle parole del Riggio, c’era, e l’ Internazionale’ era effettivamente destinata ad assumere in Sicilia, nel corso del 1872, un notevole sviluppo (6)” (pag 484-486) [Paolo Alatri, ‘Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra (1866-74)’, Einaudi, Torino, 1954, Capitolo ottavo: ‘Repubblicani e clericali dal 1871 al 1873. Nascita e sviluppo dell’ “Internazionale”‘ (pag 452-546)] [(1) Cfr. supra, p. 481, n. 1; (2) Cfr. anche il mediocre S. Cargone ‘Le origini del socialismo in Sicilia’, Roma, 1947, pp. 329 sgg. Notizie sulla prima diffusione dell”Internazionale’ in Sicilia sono anche in A. Lucarelli, ‘Gli albori del socialismo nel Meridione secondo i documenti dell’Archivio Provinciale di Trani’, in ‘Movimento Operaio, giugno-settembre 1951, p. 612. Per la lotta tra mazziniani e bakuninisti, come per quella tra marxisti e bakuninisti che ha scarsissima incidenza nella situazione siciliana, rinviamo a G. Manacorda, op. cit., pp 76 sgg. Segnaliamo qui un’ ‘Apologia della Comune’ di Luigi Mastropaolo, stampata a Palermo nel 1871 e sulla quale il Ministero dell’Interno chiese alla prefettura di Palermo che si aprissero indagini l’anno dopo, con lettera del 20 maggio 1872 (in A.S.P., Gab., Prefettura, b. 23, cat. 16, fasc. 4); (3) Cfr. N. Rosselli, op. cit., pp. 185-86; (4) Ibid. p. 199; (5) Ibid. p. 314); (6) Anche F. Chabod (op. cit., pp 425 sgg.) giudica il Riggio «troppo entusiasta, sebbene all’ottimismo degli internazionalisti corrispondesse un ottimismo altrettanto unilaterale da parte del governo. Quest’ultimo, però, scemò gradualmente nel corso del 1872 (ibid. pp. 440-41)]