“Quindi: gli uomini cominciano di fatto con l’appropriarsi di certe cose del mondo esterno come mezzi per soddisfare i loro propri bisogni, ecc. ecc.; più tardi giungono a denominarle ‘anche col linguaggio’ così come sono per loro nell’esperienza pratica, e cioè come ‘mezzi di soddisfazione dei loro bisogni’, come cose che li “soddisfano”. Ora questa situazione, quella per cui gli uomini trattano tali cose non solo praticamente come mezzi per soddisfare il loro bisogni, ma le designano anche nella rappresentazione e, inoltre, linguisticamente come loro bisogni, quindi come ‘cose esse stesse “soddisfacenti”‘, [fintanto che il bisogno dell’uomo non è soddisfatto, egli è ‘insoddisfatto’ rispetto ai suoi bisogni, quindi a se stesso], questa situazione, «secondo l’uso linguistico tedesco», la si definisce come quella dell’ «attribuire ‘valore’»; per cui si é dimostrato che il concetto generale di “valore” deriva dal comportamento degli uomini verso le cose che essi trovano di fronte a sé nel mondo esterno, che soddisfano i loro bisogni, e insieme si dimostra che è questo il concetto generico [‘Gattungsbegriff’] di “valore” e che tutti gli altri tipo di valore, come p. es. il valore chimico degli elementi, ne sono solo una derivazione (a). Un professore d’economia tedesco tende naturalmente a dedurre la categoria economica “valore” da un “‘concetto'” e ci riesce ribattezzando «secondo l’uso linguistico tedesco» con il semplice termine “‘valore'” ciò che in economia politica si chiama comunemente «valore d’uso». E una volta che sia stato trovato il “valore” puro e semplice, esso serve di nuovo a ‘dedurre’ il “valore d’uso”. Non resta che riattaccare al “valore” puro e semplice quella parte di “uso” che si era lasciata cadere. È in verità Rau (vedi p. 88) (b) che ci dice semplicemente che «occorre» (per il maestro di scuola tedesco pedante) «stabilire che cosa si intenda per ‘valore in quanto tale’» e l’ingenuo determina: «’è conforme all’uso linguistico tedesco’ a tal fine – ‘scegliere il valore d’uso’». [In chimica si chiama ‘valore chimico’ di un elemento la proporzione in cui uno dei suoi atomi può combinarsi con atomi di altri elementi. Ma anche il peso di combinazione degli atomi si chiamava equivalenza, valore uguale di elementi distinti, ecc. ecc., quindi si deve innanzi tutto determinare il concetto di «valore in quanto tale», ecc. ecc.]. Se l’uomo si rifersisce alle ‘cose come «mezzi per soddisfare i suoi bisogni»’, allora ‘egli’ si riferisce ‘ad esse in quanto “beni”, vedi Wagner’. Conferisce ad esse l’attributo “bene”; il ‘contenuto di questa operazione’ non è in alcun modo modificato dal fatto che il signor Wagner lo ribattezza con il suo «’attribuire valore’». La sua pigra coscienza giunge subito «alla comprensione» della frase seguente: «Ciò ha luogo per mezzo dela ‘valutazione (valutazione del valore)’ con cui si attribuisce valore ‘ai beni, ovverosia’ alle ‘cose del mondo esterno’ e lo si ‘misura’». Non vogliamo spendere più nessun’altra parola su fatto che i signor Wagner deduce il ‘valore’ dalla valutazione del ‘valore’ (egli stesso agigunge in parentesi al termine ‘valutazione’, «per giungere alla chiara consapevolezza e alla comprensione», il termine «valutazione del ‘valore’»). (…)” (pag 111-112) [K. Marx, ‘Valore, bisogni e critica dell’uomo naturale’, Aut Aut, n. 131-132, sett.-dic. 1972 (pag 108-114) [(a) [cancellato nel manoscritto: ] Per il signor Wagner, questa “deduzione” è ancora più bella, poiché egli la deve fare non con “‘gli'” uomini, ma con “‘lo'” uomo. Così il signor Wagner esprime questa semplicissima “deduzione”: È ‘tendenza naturale’ dell’uomo (leggi del professore d’economia tedesco), ‘il rapporto’ secondo cui le cose del mondo esterno non sono solo mezzi di soddisfazione dei bisogni umani, ma sono come tali riconosciute linguisticamente e quindi anche servono»; (b) [Karl Heinrich Rau (1792-1870), economista borghese chiamato da Marx il “Say tedesco”] [nota: [Il frammento di Karl Marx, che qui indichiamo con il titolo [Valore, bisogni e critica dell’uomo naturale], è tratto dalle ‘Randglossen zu Adolph Wagners “Lehrbuch der politischen Oekonomie” del 1879-1880 (Cfr. Marx Engels, Werke, Dietz Verlag, Berlin, Band 19, 1962, pp. 355-388; di brano è alle pp. 361-368), l’ultimo scritto di carattere economico-teorico di Marx. Queste pagine particolarmente interessanti per la definizione dei concetti di bene, valore d’uso e bisogno non compaiono nella trad. it. condotta da M. Tronti (cfr. Marx, Scritti inediti di economia politica, a cura di M. Tronti, Roma, 1963, pp. 167-183; la lacuna è a p: 173)]]
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- Articolo pubblicato:18 Settembre 2024