“Dunque, il periodico e l’attività del gruppo che vi ruota intorno si caratterizzano «ideologicamente» fin da subito, distinguendosi dal resto del movimento. Nei primi numeri del giornale si avvia una riflessione sulla natura politica dello Stato sovietico, definito «una stampa riveduta e corretta del regime capitalistico». La critica al comunismo sovietico e alle sue strutture politiche nasce dall’affermazione che «il comunismo sarà anarchico (o altrimenti non sarà comunismo)» (291). La rivendicazione del «comunismo anarchico» come definizione – che poi successivamente verrà maturata in «comunismo libertario» – è il tentativo di individuare una matrice originale del gruppo all’interno del movimento anarchico, sfiorando il confine e contaminandosi con altre correnti minoritarie della sinistra rivoluzionaria di allora come quelle bordighiste, massimaliste, trotskiste. Un’operazione di alchimia politica assai ardita del gruppo promotore de «L’Impulso», che cerca attraverso una propria definizione ideologica indipendente di distinguersi dal classico movimento libertario, ritenuto eccessivamente mistico e impotente politicamente, ma nel contempo avviare un percorso critico radicale nei confronti delle correnti comuniste staliniane, ritenute una forza controrivoluzionaria irrecuperabile. A coloro che li accuseranno di «bolscevismo anarchico» o «anarchismo bolscevizzante» (292), il gruppo de «L’Impulso» risponderà: «Vi è stato chi ci ha accusato di bordighismo, di trotskismo e di terzointernazionalismo (ma quale terzointernazionalismo, di grazia, se la III internazionale è morta da un pezzo? Forse quello della frazione serratiana dopo il congresso di Roma del 1922? O piuttosto si voleva dire soltanto «internazionalismo?») ignorando che il bordighismo e il trotskismo troveranno sempre in noi critici seri e inflessibili quali non li hanno trovati in quegli anarchici che non conoscono né il trotskismo né il bordighismo e che quindi parlano senza nozione di causa». Continuando poi: «Certo che nelle nostre dichiarazioni di principio troverete riaffermati i concetti di classe, di rivoluzione, di costituzione di una società nuova. Ma sono forse questi i termini che infastidiscono i nostri critici? Ebbene se sono questi i termini che li infastidiscono allora sono essi che magari da molto tempo hanno sbagliato indirizzo. Non è questa la loro strada e li abbandoneremo ai margini perché non possono più oltre camminare con noi» (293). D’altra parte però all’interno del gruppo de «L’Impulso», come abbiamo già detto, c’è chi come Cervetto si sta spingendo sempre più decisamente verso un marxismo rivoluzionario spurgato da ogni residuo libertario. Ne sono testimonianza una serie di lettere che indirizza a Masini, nelle quali egli ribadisce: «Bisogna saper rompere i ponti con l’anarchismo che è fallito soprattutto per la sua filosofia, per il suo ideale. Bisogna sapersi domandare perché l’anarchismo è fallito, e non solo per la sua politica, per la sua disorganizzazione. Bisogna riconoscere che l’anarchico è l’antibolscevico. E la rivoluzione ha bisogno di bolscevichi, cioè lottatori disciplinati, fermi, per usare un’espressione brutta, retorica: «d’acciaio». Più riusciremo a «bolscevizzare» l’anarchismo più avremo garanzie rivoluzionarie» (294). E poche settimane dopo precisa che: «La ragione storica dell’anarchismo, anche quando era classista, fu quella di rappresentare un istintivo ribellismo della classe operaia. La nostra ragione, credo, invece è quella di essere un neo-leninismo con altri obiettivi: un leninismo perfezionato, critico ecc. Lo scoglio che abbiamo davanti è quello che fece scrivere a Lenin «Stato e rivoluzione»: la questione pratica del potere (non metafisico, né autoritario, ma pratico, ma vitale per conservare la rivoluzione). Credo che siamo sulla strada giusta per superarlo. Trovata la formula per un «nuovo potere» avremo vinto una importante battaglia teorica. Ma attenti a non cadere in un «democraticismo» rigidamente marxista alla Luxemburg, o in un «comunismo dei Consigli» alla Gorter. Bisogna andare oltre perché nella critica alla Luxemburg e al Gorter Lenin aveva ragione. Senza offendere due pensatori rivoluzionari (e precisamente una delle migliori teste che la classe ha prodotto) e senza elevare in un confronto chi, obiettivamente, non merita, credo che la L. [Luxemburg] e il movimento dei consigli costituivano una specie di «resistenzialismo» nel marxismo: più onesto, però, più concreto, più utile. Ma Lenin, in questo, politicamente aveva ragione. E’ inutile, anzi dannoso, cullarsi nella mistica di democrazia operaia. Bisogna risolvere praticamente la formula «tutto il potere alle Assemblee» cioè trovare, teoricamente, il meccanismo della rappresentanza politica. Sarà il superamento dello Stato (apparato borghese tradizionale) e della dittatura del proletariato (Stato-Comune: punta massima del pensiero leninista). Bisogna superare Lenin. Abbiamo 26 anni più di lui. Bisogna risolvere il problema del potere superando la maturità dell’infantilismo leninista, sbarazzando la mente dall’eredità della senilità anarchica» (295)” (pag 126-127) [Franco Bertolucci, a cura, ‘Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’organizzazione. 1. Dal Fronte popolare alla “legge truffa”: la crisi politica e organizzativa dell’anarchismo’, BFS, Pisa – Pantarei, Milano, 2017] [(291) ‘Argomenti’, “IMF”, novembre-dicembre, 1949, p. 1 e 4; (292) Cfr. A. Paolinelli, ‘Bolscevismo anarchico?, “UN”, 9 aprile 1950, p. 3. La definizione di “anarchismo bolscevizzante” è utilizzata da Salvatore Satta, anarchico d’origine sarda, in una lettere a Tommaso Serra del 25 novembre 1950. Cit. in C. Cavalleri, ‘L’anarchico di Barrali…’, cit., p. 45; (293) ‘Come si studia (brevi note), “IMP”, marzo-aprile 1950, pp. 2-4. Va ricordato il giudizio di Masini sul bordighismo, componente storica del comunismo italiano che conosceva bene dal momento che aveva frequentato il gruppo fiorentino durante gli anni 1945-46, e con cui aveva condiviso il giudizio internazionalista sulla Seconda guerra mondiale. In una lettera a Cervetto scrive: «Ti manderò a parte materiale “bordighista”. Si tratta di una scuola che a mio giudizio non ha alcuna possibilità di presa reale: ma sono idee che stanno oltre Marx, oltre Lenin, idee modernissime con le quali bisogna fare i conti: da una parte individuando gli elementi che presi in prestito dall’anarchismo hanno avuto una certa acuta teorizzazione e possono tornare reintegrati nell’anarchismo d’avanguardia, dall’altra liquidando tutte le vanità giacobine autoritarie e fondamentalmente astratte del bordighismo». AAC, ‘Lettera’ di P.C. Masini a Cervetto, Cerbaia, 27 aprile 1949; (294) BFS-PCM, ‘Lettera’ di A. Cervetto a P.C. Masini, Savona, 5 febbraio 1950; (295) Ivi, ‘Lettera’ di A. Cervetto a P.C. Masini, Savona, 1 marzo 1950] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]