“La Lega dei Comunisti, così come fu voluta e organizzata da Marx, da Engels e dai loro compagni e seguaci, fu in realtà il primo vero “partito comunista internazionalista” dell’età contemporanea, al quale fece seguito, quindici anni dopo la sua fondazione e la sua breve ma fulgida esistenza, l’Internazionale Operaia. In particolare, la Lega dei Comunisti fu l’espressione delle avanguardie organizzate del proletariato europeo e tedesco. (…) Ma tutto ciò, nel pensiero di Marx e di Engels e nell’elaborazione concettuale della Lega dei Comunisti, aveva un senso soltanto allorché veniva rapportato al piano internazionale e prendeva le mosse dalla consapevolezza che la rivoluzione avrebbe dovuto esser sempre disegnata come fenomeno universale. Engels, nei ‘Principi del comunismo’ del 1847 – che furono il frutto di discussioni collettive all’interno della lega e rappresentavano una sorta di anticipazione rispetto al ‘Manifesto del partito comunista’ – ponendosi il quesito se la rivoluzione avrebbe potuto aver luogo “soltanto in un singolo paese”, rispondeva negativamente, avendo presenti sia il mercato sia i legami internazionali creati dal capitalismo e dalla grande industria nella loro espansione. E ne deduceva: “La rivoluzione comunista non sarà quindi una rivoluzione soltanto nazionale, sarà una rivoluzione che avverrà contemporaneamente in tutti i paesi civili (…). Essa avrà una grande ripercussione sugli altri paesi del mondo e modificherà radicalmente e accelererà notevolmente l’attuale modo di sviluppo. E’ una rivoluzione universale e avrà perciò una portata universale”. Da queste affermazioni avevano origine le note tesi del ‘Manifesto’ alla base dell’internazionalismo proletario successivo, secondo le quali il proletariato “non ha patria”, e quindi esso nella sua lotta di classe contro lo sfruttamento e il modo capitalistico della produzione entrambi “internazionali”, e per l’affrancamento del mondo del lavoro, avrebbe oltrepassato i confini nazionali: altrettanto il proletariato avrebbe fatto nella sua autonoma organizzazione. E quando – dopo ulteriori vicende, discussioni, battaglie – nel 1864 fu costituita l’Internazionale Operaia, essa si presentò come proposta e volontà di superamento delle separazioni e diversità delle condizioni nazionali, anche se fin dall’inizio prevedeva statutariamente, e ancor più avrebbe previsto negli anni futuri, organizzazioni sul piano nazionale e regionale” [Gian Mario Bravo, ‘”Guerra” e “pace” nel pensiero di Marx e nelle discussioni della Prima Internazionale’] [(in) ‘Pace e guerra nella storia del socialismo internazionale’, a cura di Corrado Malandrino, Torino, 1984]