“Cantimori a Manacorda [giugno 1952] (18). Caro Gastone, ho finito il ‘Capitale’, cioè la traduzione (19). Va bene che rimane da copiare, rivedere, pulire, ecc. Ma ho finito. Non avrei mai creduto di essere capace di affrontare e di portare a termine, fra spinte e spintoni, un lavoro come questo. Debbo ringraziare te che a suo tempo mi ci hai spinto, dandomi il coraggio e la fiducia in me necessaria – a cominciare. Scusa il personalismo, ma è “inradicabile”. Affettuosamente. Delio. Senza l’Emma, non avrei continuato. (19)” [(18) Lettere manoscritta, un foglio, una facciata; la lettera va collocata prima della successiva di Manacorda del 15 giugno 1952, che come si vede è la risposta; (19) K. Marx , Il capitale. Critica dell’economia politica’, Libro primo, ‘Il processo di produzione del capitale’, 3 voll., traduzione di D. Cantimori, Edizioni Rinascita, Roma, 1951-52 (‘I classici del marxismo’, 30, 31, 32). Cantimori si riferiva evidentemente alla fine della traduzione di tutto il libro, il cui primo volume era uscito nel 1951 e gli altri due sarebbero usciti nel 1952. Manacorda ne aveva accennato nella lettera del 2 luglio 1949]; “Manacorda a Cantimori, Roma 15 giugno 1952 (20). Caro Delio, sei proprio un cavaliere antiquo! Io non ci ho merito nel tuo lavoro, o, semmai, ce l’ho in quanto membro di quella che il nostro amico Mimmo (21) chiama “un’organizzazione di fessi che fanno delle cose intelligenti”. Una delle poche cose intelligenti che, in grazia appunto dell’appartenenza a quell’organizzazione, mi è riuscito di fare, è forse proprio questa, di averti sollecitato a tradurre il Capitale. Oggi, che è domenica, sto lavorando a quello che tu chiami il mio “opus maximun” (12) e, scrivendoti, rifletto che anch’io non mi ci sarei messo se non stimolato e spinto, sempre da quell’organizzazione (ma nella fattispecie l’agente si sottrae alla definizione generale!). Vedi dunque che non c’è merito personale mio. E con ciò ti perdono l’insradicabile personalismo. Ma, scherzi a parte, sono veramente contento che tu abbia finito: contento perché l’impresa è giunta a termine felicemente, perché ora sarai più libero e leggero e questo gioverà anche alla tua salute e ti permetterà di fare altre ottime cose, se non più per le Edizioni Rinascita, certamente per “Società”! E infine oltre che con te, mi congratulo con Emma, i cui meriti sono anche in questo caso di gran lunga superiori ai miei. Un affettuoso saluto a tutti e due. Gastone” [Delio Cantimori, Gastone Manacorda, ‘Amici per la storia. Lettere 1942-1966’, Roma, 2013] [(20) Lettera manoscritta, un foglio, due facciate; (21) Emilio Sereni; (22) Si riferiva ai testi pubblicati come supplementi di “Rinascita” tra l’agosto-settembre 1949 e l’ottobre 1953 su ‘Il movimento operaio italiano attraverso i congressi operai e socialisti’, poi riuniti, con un’ampia introduzione, nel volume ‘Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi. Dalle origini alla formazione del Partito socialista (1853-1892), che uscirà alla fine del 1953 presso le Edizioni Rinascita] [vedi brano precedente relativo alla lettera del 1947, ndr]