“La dottrina che lo stato si sia evoluto attraverso la lotta di classe è implicita in molti degli scritti di Carlo Marx. Comunque, queste idee non furono articolate chiaramente fino alla pubblicazione dell’opera di Engels, opera che uscì dopo la morte del suo autore (2). Secondo Engels, che attinse a piene mani dall’antropologo evoluzionista americano Lewis Henry Morgan, la prima forma dell’organizzazione sociale fu comunistica: le risorse erano divise egualmente tra tutti e non esisteva una chiara nozione del possesso personale. L’innovazione tecnologica diede origine al surplus, che permise lo sviluppo di una classe di non-coltivatori. Per Engels la proprietà privata è semplicemente un elemento concomitante della produzione delle merci. Una volta stabilita, la proprietà privata stimola una catena inesorabile di causa ed effetto che conduce alla formazione di una classe di imprenditori, che è proprietaria dei mezzi di produzione. Questo fenomeno, a sua volta, genera un accesso differenziale alle risorse, e determina ampie discrepanze nella ricchezza individuale. Per proteggere i propri interessi contro una massa di produttori attivi (che, come è comprensibile, vorrebbero avere parte della propria produzione) l’élite deve erigere una struttura che consenta una forza centralizzata permanente in grado di proteggere i propri interessi di classe. Questa analisi era sofisticata e sottile, nel tempo in cui fu formulata. Essa avanza chiaramente la tesi per cui la reciprocità è lo strumento primario di scambio nelle bande e nelle società tribali e i sistemi più complessi prevedono la concentrazione della ricchezza e la redistribuzione mediante una istituzione centrale, sia che si tratti di un capo, di una burocrazia o di un re. Engels ha applicato con competenza lo schema marxiano materialistico alla evoluzione sociale a lungo termine. Le cause fondamentali del cambiamento sono considerate tecnologiche e economiche, non «ideative». Inoltre, in Engels troviamo il chiaro riconoscimento che la stratificazione sociale è una delle caratteristiche essenziali dello stato. Purtroppo, come Elman Service ha fatto notare, «non ci sono le prove che si siano svolte contrattazioni private: nelle prime civiltà arcaiche né negli stati primitivi o nei regimi dei capi, noti agli storici e agli archeologi (3). Non ci sono le prove, dunque, dell’esistenza di un capitalismo». Infatti, proprio il concetto di comunismo e di capitalismo sembrano assurdi, quando vengono proiettati sulle bande o sulle comunità rette dai capi, che sono tanto diverse dai moderni stati industriali” [Ted C. Lewellen, ‘Antropologia politica’, Bologna, 1987] [(2) Cfr. Engels, ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’, cit.; (3) Cfr. Service, ‘Origins of the State and Civilization: The Processes of Cultural Evolution’, cit., p. 283]