“Un’ottima traduzione russa del ‘Capitale’ è apparsa nella primavera del 1872 a Pietroburgo. L’edizione di tremila esemplari è quasi esaurita, già adesso . Il signor N. Sieber (Ziber), professore di economia politica all’Università di Kiev, aveva dimostrato nel suo scritto ‘Teoria tsiennosti i kapitala D. Ricardo’ (Teoria del valore e del capitale di D. Ricardo) che la mia teoria del valore, del denaro e del capitale era nei suoi tratti fondamentali il necessario svolgimento ulteriore della dottrina dello Smith e del Ricardo. Quel che sorprende il lettore dell’Europa occidentale in questo solido libro è che il Sieber tiene fermo coerentemente al punto di vista puramente teorico. Il metodo applicato nel ‘Capitale’ è stato poco compreso, come mostrano le interpretazioni contraddittorie che se ne sono date. (…) Il ‘Viestnik Evropy’ di Pietroburgo (Messaggero europeo) che tratta esclusivamente il metodo del ‘Capitale’ (numero del maggio 1872, pp. 427-36) trova che il mio metodo d’indagine è rigorosamente realistico, ma che il mio metodo espositivo è sciaguratamente germano-dialettico. Esso dice: “A prima vista, a giudicare dalla forma esteriore della esposizione, Marx si presenta come il più grande dei filosofi idealisti, e nel senso tedesco, cioè nel senso cattivo della parola. Ma in realtà egli è infinitamente più realista di tutti i suoi predecessori nel campo della critica economica… Non lo si può assolutamente chiamare idealista”. Non so rispondere all’egregio autore meglio che con alcuni estratti della sua stessa critica, che inoltre potranno interessare molti miei lettori ai quali è inaccessibile l’originale russo. Dopo una citazione dalla mia prefazione alla ‘Critica dell’economia politica’, Berlino, 1859, pp. IV-VII, dove ho esposto la base materialistica del mio metodo, l’egregio autore continua: “Per Marx una cosa sola importa: trovare la legge dei fenomeni che sta indagando. E per lui non è importante soltanto la legge che li governa in quanto hanno forma finita e fanno parte di un nesso osservabile in un periodo di tempo dato. Per lui è importante soprattutto la legge del loro mutamento, del loro sviluppo, ossia del trapasso dei fenomeni da una forma nell’altra, da un ordinamento di quel nesso a uno nuovo. Una volta scoperta tale legge, Marx indaga nei loro particolari le conseguenze con cui la legge si manifesta nella vita sociale… In conseguenza di ciò Marx si sforza solo di fare una cosa: comprovare attraverso una indagine scientifica precisa la necessità di determinati ordinamenti dei rapporti sociali e constatare nel modo più completo possibile quei fatti che gli servono come punti di partenza o come punti di appoggio. A questo scopo è del tutto sufficiente dimostrare insieme la necessità dell’ordine sociale esistente e la necessità di un ordine nuovo, nel quale il primo deve trapassare inevitabilmente – del tutto indifferente rimanendo che gli uomini vi credano o non vi credano, che essi ne siano o non ne siano coscienti. Marx considera il movimento sociale come un processo di storia naturale retto da leggi che non solo non dipendono dalla volontà, dalla coscienza e dalle intenzioni degli uomini, ma anzi, determinano la loro volontà, la loro coscienza e le loro intenzioni… Se l’elemento cosciente ha una funzione così subordinata nella storia della civiltà, è ovvio di per se stesso che la critica che ha per oggetto la civiltà stessa, non potrà non prendere a fondamento, men che mai, una qualsiasi forma o un qualsiasi risultato della coscienza. Il che significa che non l’idea, ma solo il fenomeno esterno può servirle come punto di partenza. La critica si limiterà alla comparazione e al confronto di un fatto , non con l’idea ma con un altro fatto. Per essa importa soltanto che entrambi i dati di fatto vengano indagati nel modo più esatto possibile, e che costituiscano realmente differenti momenti di sviluppo l’uno in confronto all’altro; ma più importante di tutto è che venga indagata con altrettanta esattezza la serie degli ordinamenti, la successione e il collegamento nel quale si presentano i gradi dello sviluppo” [Karl Marx, Poscritto alla seconda edizione, Londra, 24 gennaio 1873] [(in) ‘Prefazioni’ opera Karl Marx, ‘Il Capitale. Critica dell’economia politica. Libro primo. Il processo di produzione del capitale’, Roma, 1970, a cura di Delio Cantimori]
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- Articolo pubblicato:16 Giugno 2015