“Engels non era affatto l’unico pensatore politico del periodo ad essere allarmato da questi sviluppi, ma arriverei ad affermare che nessuno fra i suoi contemporanei previde come lui la ‘totalità’ di ciò che oggi definiamo “guerra totale”. Quelli che seguono sono alcuni passi esemplari tratti dalle note, dalle lettere e dagli articoli da lui scritti in vecchiaia. Innanzi tutto, sulla corsa agli armamenti, una nota che risale agli anni Ottanta: “La pace persiste solo perché la tecnica degli armamenti si evolve costantemente e di conseguenza non si prepara mai la guerra; tutte le parti tremano al pensiero di una guerra mondiale – ed è l’unico atteggiamento da tenere a questo proposito – e delle sue conseguenze assolutamente imprevedibili” (17). Ecco invece due brani tratti dalle sue lettere sulle conseguenze politiche e sociali di una guerra che avrebbe coinvolto l’intera Europa; la prima, a Bebel, risale al 1882: “Questa volta la guerra sarà una questione incredibilmente seria: lo sciovinismo si diffonderà ovunque né potrà essere sradicato per anni perché ogni nazione combatterà per la sua stessa sopravvivenza. Tutta l’opera dei rivoluzionari in Russia sarà stata inutile; il nostro partito in Germania sarà spazzato via dall’ondata di sciovinismo e la stessa cosa avverrà in Francia” (18). Sei anni più tardi Engels scrisse a Sorge sullo stesso argomento, ma sottolineando in particolare le conseguenze sociali: “una guerra, d’altro canto, ci rimanderebbe indietro di anni e anni. Lo sciovinismo travolgerebbe ogni cosa (…). La Germania disporrebbe circa cinque milioni di uomini armati sul campo di battaglia, ovvero il dieci per cento della popolazione, gli altri arriverebbero al quatto o cinque per cento, la Russia relativamente meno. Ma ci sarebbero ugualmente dai dieci ai quindici milioni di combattenti. Mi piacerebbe sapere come pensano di sfamarli: sarebbe una devastazione pari a quella della Guerra dei trent’anni. E la conclusione non sarà certo rapida, nonostante la statura colossale delle forze in campo” (19). E infine una dichiarazione più esauriente e più raccapricciante tratta dalla prefazione scritta da Engels per un’opera di storia militare pubblicata nel 1888: “Nessuna guerra è più possibile per la Prussia-Germania tranne una guerra mondiale, e una guerra mondiale, per di più, di un’estensione e di una violenza che fino a oggi non ci siamo neanche sognati di raggiungere. Dagli otto ai dieci milioni di soldati si massacreranno reciprocamente e nel farlo devasteranno l’intera Europa fino a che essa non diverrà spoglia come neanche il passaggio del peggior branco di locuste sarebbe riuscita a renderla. Le devastazioni della Guerra dei trent’anni saranno compresse in tre o quattro anni e riguarderanno questa volta l’intero continente. Assisteremo a carestie, epidemie di peste, scoraggiamento generale degli eserciti e delle masse; al caos irrimediabile del nostro sistema arbitrario del commercio, dell’industria e del credito, che culminerà nella bancarotta completa; al crollo degli antichi stati e della loro tradizionale saggezza, tanto che decine di corone rotoleranno a terra e nessuno sarà lì a raccoglierle; all’assoluta impossibilità di prevedere come tutto questo finirà e chi ne uscirà vincitore; di un solo risultato possiamo essere certi: lo sfinimento totale e l’instaurarsi delle condizioni per la vittoria finale della classe operaia. E’ questa la prospettiva che ci attende quando il sistema della corsa agli armamenti sarà portato alle estreme conseguenze e infine metterà i suoi inevitabili frutti” (20). In questi brani le principali conseguenze della Prima guerra mondiale, anche se ovviamente non i mezzi tecnici che in essa furono utilizzati, vengono preannunciate con notevole esattezza” [W.B. Gallie, Filosofie di pace e guerra. Kant, Clausewitz, Marx, Engels, Tolstoj, 1978] [(17) G. Mayer, op.cit., p. 469; (18) Ibid., p. 463; (19) Marx-Engels Selected Correspondence, cit., p. 455; (20) Ibid., pp. 456-457]