“Il ‘locus classicus’ di questa visione si trova ovviamente nelle pagine di apertura del ‘Manifesto del Partito comunista: “(…) La grande industria ha creato quel mercato mondiale ch’era stato preparato dalla scoperta dell’America. Il mercato mondiale ha dato uno sviluppo immenso al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni per via terra. Questo sviluppo ha reagito a sua volta sull’espansione dell’industria, e, nella stessa misura in cui si estendevano industria, commercio, navigazione, ferrovie, si è sviluppata la ‘borghesia’, ha cresciuto i suoi capitali e ha respinto nel retroscena tutte le classi tramandate dal medioevo” (4). Mi sono preso la libertà di citare un lungo passo tratto da una fonte nota poiché mi sembra che esso fornisca una definitiva confutazione dell’opinione secondo cui Marx era un determinista in campo tecnologico. (…) Il passo citato chiarisce in modo inequivocabile come i cambiamenti tecnologici associati ai due stadi dello sviluppo capitalistico – il sistema della manifattura e la grande industria – siano avvenuti in risposta ad un’espansione dell’universo delle opportunità di profitto. Secondo Marx, quindi, i rapporti capitalistici emersero quando la crescita delle opportunità di profitto condusse ad un’espansione della dimensione dell’unità produttiva oltre quella caratteristica della bottega artigiana medioevale. La pura espansione quantitativa di tali botteghe condusse successivamente a più radicali cambiamenti qualitativi nei rapporti sociali (5). Benché il sistema della manifattura avesse dominato totalmente i primi due secoli e mezzo del capitalismo occidentale e avesse condotto a trasformazioni fondamentali nei rapporti sociali (6), esso non si accompagnò a nessuna innovazione tecnologica di rilievo. “Per esempio, in riferimento al modo della produzione in sé, la manifattura non si distingue ai suoi inizi dalla industria artigiana delle corporazioni quasi per altro che per il maggior numero degli operai occupati contemporaneamente dallo stesso capitale. Si ha soltanto un ingrandimento dell’officina del mastro artigiano” (7). Quindi, considerare Marx un determinista tecnologico equivale praticamente ad ignorare la sua analisi dialettica sulla natura del cambiamento storico (8).” [Nathan Rosenberg, Marx studioso di tecnologia. (in) ‘Dentro la scatola nera: tecnologia ed economia’, 1991]  [(4) K. Marx F. Engels, The Communist Manifesto, London, 1848, trad. it., Manifesto del Partito Comunista, Torino, 1970, pp. 101-102. Vedi anche K. Marx, Il capitale, cit, libro I, cap. XXIII; K. Marx, Miseria della filosofia, cit, pp 115-120; e Karl Marx, Grundrisse, Dietz Verlag, Berlin, 1953, trad. it. ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, Firenze, 1974, vol. II, pp. 20,30; (5) K. Marx, Il capitale, cit., libro I, p. 377; (6) “Mentre la cooperazione semplice lascia inalterato nel complesso il modo di lavorare del singolo, la manifattura rivoluziona questo modo di lavorare da cima a fondo, e prende alla radice la forza-lavoro industriale. Storpia l’operaio e ne fa una mostruosità favorendone, come in una serra, l’abilità di dettaglio, mediante la soppressione d’un mondo intero d’impulsi e di disposizioni produttive, allo stesso modo che negli Stati del La Plata si macella una bestia intera per la pelle o per il grasso (ibidem, pp. 403-404); (7) Ibidem, p. 363. Si noti, inoltre, che il panegirico di Marx sul dinamismo tecnologico del capitalismo non si riferisce al capitalismo nell’arco della sua storia, ma solo al capitalismo che ebbe luogo nel secolo precedente alla stesura del ‘Manifesto del Partito Comunista’. “Durante il suo dominio di classe appena secolare la borghesia ha creato forze produttive in massa molto maggiore e più colossali che non avessero mai fatto tutte insieme le altre generazioni del passato” (K. Marx F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, cit., p. 106; (8) Per una esposizione convinta del determinismo tecnologico, si veda il lavoro dell’antropologo Leslie A. White, ‘The Science of Culture’, New York, 1971. Secondo White, un sistema sociale è “una funzione di un sistema tecnologico”. E ancora, “La tecnologia costituisce la variabile indipendente, mentre il sistema sociale è la variabile dipendente. I sistemi sociali sono quindi determinati da sistemi tecnologici, quando questi ultimi subiscono cambiamenti, cambiano anche i primi” (ibidem, p. 365)]