“Ma una particolare impressione non può non avere provocato in Gramsci la critica formulata da Lenin alla risoluzione sulle strutture organizzative dei partiti comunisti approvata dal III Congresso dell’Internazionale comunista, in quanto “quasi interamente ispirata alle condizioni russe”; l’invito a “studiare” che Lenin ne faceva discendere era ben lontano dall’assumere un significato pedante e libresco: “Ritengo che per noi tutti, tanto per i compagni russi che per i compagni stranieri, l’essenziale sia questo: dopo cinque anni di rivoluzione russa, dobbiamo studiare. Soltanto adesso abbiamo la possibilità di studiare. Non so per quanto tempo questa possibilità potrà durare (…), ma ogni momento libero dalla lotta, dalla guerra, dobbiamo utilizzarlo per lo studio, e per di più cominciando da principio (…). I compagni stranieri debbono digerire un buon pezzo di esperienza russa (…). Anche noi russi dobbiamo cercare i mezzi di spiegare agli stranieri le basi di questa rivoluzione. Altrimenti essi non saranno assolutamente in grado di applicarla. Sono persuaso che a questo riguardo dobbiamo dire non soltanto ai compagni russi, ma anche ai compagni stranieri che nel prossimo periodo l’essenziale è lo studio. Noi studiamo nel senso generale della parola. Essi invece debbono studiare in un senso particolare, per comprendere veramente l’organizzazione, la struttura, il metodo e il contenuto del lavoro rivoluzionario” (35). Nel corso del soggiorno di Gramsci nell’Unione Sovietica – e abbreviamo deliberatamente i passaggi per concentrare l’attenzione su ciò che è essenziale per lo sviluppo di questo argomento -, fu reso noto e pubblicato per la prima volta il ‘Rapporto sulla guerra e sulla pace’ che Lenin aveva tenuto nel marzo 1918 al VII Congresso del Partito comunista (b) russo per difendere il significato che la necessaria pace di Brest-Litovsk aveva rivestito per la difesa della rivoluzione russa e, insieme, degli sviluppi della rivoluzione mondiale. Di contro alle critiche dei “comunisti di sinistra” Lenin vi aveva delineato le differenti vie di sviluppo della rivoluzione in Russia e della rivoluzione nei paesi progrediti dell’Occidente capitalistico con una chiarezza estrema alla quale l’esperienza degli ultimi cinque anni aveva arrecato una conferma ulteriore: “Bisogna saper tener conto che la rivoluzione socialista mondiale nei paesi progrediti non può incominciare con la stessa facilità con cui si è incominciata in Russia, paese di Nicola e di Rasputin, dove per un’immensa parte della popolazione era indifferente sapere quali popoli abitassero la periferia e che cosa colà avvenisse. In un paese simile era cosa facile incominciare la rivoluzione, facile come sollevare una piuma. Ma cominciare senza preparazione una rivoluzione in un paese dove il capitalismo si è sviluppato, ha dato una cultura e il senso dell’organizzazione democratica a tutti gli uomini, sino all’ultimo, sarebbe un errore, un’assurdità (36)”” [Ernesto Ragionieri, Gramsci e il dibattito teorico nel movimento operaio internazionale. (Estratto dal volume: ‘Il marxismo e l’internazionale’, 1968)] [(35) V.I. Lenin, L’Internazionale comunista, Roma, 1950, pp. 380-382; (36) ‘Rapporto sulla guerra e sulla pace al VII Congresso del PC(b)R, in V.I. Lenin, Opere scelte, Roma, 1965, pp 1071-1072] [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:7 Febbraio 2014