“Politicamente parlando, Proudhon rimase sempre per Marx il punto di riferimento negativo; quando Engels attaccò Dühring, l’accostamento di costui a Proudhon fu d’obbligo ed esplicito. E se il punto fondamentale positivo contro Proudhon fu come fondare il comunismo su un lavoro fourieristicamente attrattivo, il punto fondamentale in accusa fu la conservazione – nei “sistemi” socialisti – dello scambio e quindi, alle sue spalle, del diritto al frutto del proprio lavoro. Commentando le sopra citate parole di Marx nel ‘Capitale’, Engels esce a dire: ‘”In altri termini: anche se escludiamo la possibilità di ogni rapina, di ogni atto di forza, di ogni imbroglio, se ammettiamo che tutta la proprietà privata originariamente poggia sul lavoro proprio del possessore, e che in tutto il processo ulteriore vengano scambiati solo valori eguali, tuttavia, con lo sviluppo progressivo della produzione e dello scambio, arriviamo necessariamente all’attuale modo di produzione capitalistico, alla monopolizzazione dei mezzi di produzione e di sussistenza nelle mani di una sola classe poco numerosa, alla degradazione dell’altra classe, che costituisce l’enorme maggioranza, a classe di proletari pauperizzati, arriviamo al periodico alternarsi di produzione vertiginosa e di crisi commerciale e a tutta l’odierna anarchia della produzione. Tutto il processo viene spiegato da cause puramente economiche senza che neppure una sola volta ci sia stato bisogno della rapina, della forza, dello Stato, o di qualsiasi interferenza politica” [Luciano Amodio, Storia e dissoluzione. L’eredità di Hegel e Marx nella riflessione contemporanea, a cura di Tito Perlini, 2003]