“E’ sullo sfondo di questa condizione di spirito che va posto il singolare articolo ‘La rivoluzione contro “Il Capitale”‘, scritto all’indomani della presa del potere da parte dei bolscevichi in Russia, (‘Avanti!, 24 dicembre 1917), probabilmente il più conosciuto tra tutti quelli composti da Gramsci dagli anni giovanili fino all’arresto, nel quale la rivoluzione di Lenin, proprio per non aver rispettato la dinamica storica immaginata da Marx, essendo avvenuta in un paese non ancora passato attraverso lo sviluppo capitalistico-borghese, è salutata entusiasticamente come prova di una volontà che non si lascia imbozzolare in un ordinamento prestabilito dalla storia, nemmeno quello del materialismo storico. “Il ‘Capitale’ di Marx era, in Russia, il libro dei borghesi, più che dei proletari. Era la dimostrazione critica della fatale necessità che in Russia si formasse una borghesia, si iniziasse un’èra capitalistica, si instaurasse una civiltà di tipo occidentale, prima che il proletariato potesse neppure pensare alla sua riscossa, alle sue rivendicazioni di classe, alla sua rivoluzione. I fatti hanno superato le ideologie. I fatti hanno fatto scoppiare gli schemi critici entro i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni del materialismo storico. I bolscevichi rinnegano Carlo Marx, affermano, e con la testimonianza dell’azione esplicita, delle conquiste realizzate, che i canoni del materialismo storico non sono così ferrei come si potrebbe pensare e si è pensato”. La tesi ha il gusto di una provocazione intellettuale: non è però frutto di eccitazione dinanzi a un evento imprevisto ed elettrizzante, ma il precipitato, per effetto del reagente rivoluzionario, di pensieri e di dubbi da tempo presenti alla mente. E’ però anche il primo documento di un confronto ravvicinato con Marx e di una riconsiderazione del suo potenziale teorico, sicché, ad onta del titolo e di affermazioni volutamente paradossali che vi s’incontrano, ma che non devono distogliere da uno scavo più a fondo, questo articolo può essere preso come il vero inizio del marxismo di Gramsci: un marxismo che ha il medesimo statuto di quello che egli vede espresso nell’opera dei bolscevichi. Del resto, qualche mese prima, nel primo testo in cui aveva manifestato la sua adesione alle tesi dei “massimalisti russi”, Gramsci aveva detto di Lenin e dei suoi compagni: “Sono persuasi che sia possibile in ogni momento realizzare il socialismo. ‘Sono nutriti di pensiero marxista’. Sono rivoluzionari, non evoluzionisti” (‘I massimalisti russi’, in ‘Il Grido del popolo, 28 luglio 1917, p. 266)” [Leonardo Rapone, Cinque anni che paiono secoli. Antonio Gramsci dal socialismo al comunismo (1914-1919), 2011]