“Le cause dell’inevitabilità delle crisi Marx stesso ha riassunto nel modo più pregnante nelle seguenti note preposizioni: “Le condizioni dello sfruttamento immediato e la sua realizzazione non sono identiche. Esse non solo sono separate nel tempo e nello spazio, ma anche concettualmente. Le une sono soltanto limitate dalla forza produttiva della società, l’altra dalla proporzionalità dei diversi settori di produzione e dalla forza di consumo della società. Quest’ultima non è però determinata né dalla forza di produzione assoluta né dalla forza di consumo assoluta, ma dalla forza di consumo sulla base dei rapporti antagonistici di distribuzione, che riduce la forza di consumo della gran massa della società ad un minimo mutabile entro limiti più o meno ristretti. Essa è inoltre limitata dalla spinta all’accumulazione, dalla spinta all’ingrandimento del capitale e alla produzione di plusvalore su scala allargata. Questa è legge per i metodi della produzione capitalistica stessa, per la valorizzazione del capitale esistente a ciò costantemente collegata, per la lotta generale di concorrenza e la necessità di migliorare la produzione e di estenderne la sua scala, invece dei mezzi di sostentamento e con pena del tramonto”. (“Capitale”, III/I, pagg. 225-226). Da queste preposizioni è chiaro che sotto il termine “forza di consumo della società” Marx intende qualcos’altro che “Forza d’acquisto” della società capitalistica  stessa, due concetti che sono spesso confusi tra di loro” [Eugen Varga, La crisi del capitalismo e le sue conseguenze economiche, 1972, capitolo: ‘La teoria della crisi in Marx e i problemi della crisi economica mondiale’]