“Lo scopo finale del movimento politico della classe operaia è naturalmente la conquista del potere politico, il che implica con assoluta necessità che preliminarmente una organizzazione sufficientemente sviluppata della classe operaia nasca e si ingrandisca a partire dalla sue stesse lotte economiche. Tuttavia, per diventare politico, un movimento deve opporre alle classi dominanti gli operai che agiscono in quanto classe per farle cedere mediante una pressione dall’esterno. Così, l’agitazione è puramente economica quando gli operai tentano, attraverso scioperi, ecc., in una sola fabbrica o anche in una sola branca d’industria, di ottenere dai capitalisti privati una riduzione del tempo di lavoro; essa è invece ‘politica’ quando essi strappano con la forza (erwingen) una legge che fissa la giornata lavorativa a otto ore, ecc. Ed è in questo modo che da tutti i movimenti economici isolati degli operai si sviluppa ovunque un movimento ‘politico’, cioè un movimento di ‘classe’ il cui scopo è quello di realizzare i propri interessi sotto forma generale coercitiva per l’intera società. Se, da una parte, questi movimenti presuppongono già una certa organizzazione, dall’altra, sono a loro volta un mezzo di sviluppo di questa organizzazione” [Lettera di K. Marx a F. Bolte, 23 novembre 1871] [in ‘Critica della corrotta prassi dei sindacati. II. Testi di Marx-Engels sul sindacalismo’, 1979]