‘Prendiamo, ad es., il rapporto dell’arte greca e poi di Shakespeare col presente. E’ noto che la mitologia greca non fu solo l’ arsenale dell’ arte ma anche il terreno su cui essa si sviluppò. Ora, la concezione della natura e dei rapporti sociali che sta alla base della fantasia e quindi anche della (mitologia) greca può forse esistere con le filatrici automatiche, le ferrovie, le locomotive e i telegrafi elettrici? Che ne è di Vulcano di fronte a Roberts e Co., di Giove di fronte al parafulmine e di Ermes di fronte al Credit Mobilier? Ogni mitologia vince, domina e forgia nella sua immaginazione, e per mezzo di essa, le forze della natura: e quindi scompare quando su di queste si sia stabilito un dominio reale. Che ne è della Fama di fronte a Printinghouse square? L’ arte greca presuppone la mitologia greca, cioè la natura e le forme sociali stesse già elaborate in modo inconsapevolmente artistico dalla fantasia del popolo. E’ questo il suo materiale. E non una qualsiasi mitologia, cioè una qualsiasi elaborazione inconsapevolmente artistica della natura (ivi compreso ogni elemento oggettivo, e quindi anche la società). La mitologia egiziana non avrebbe mai potuto essere il terreno di sviluppo o la matrice dell’arte greca. Ma in ogni caso ci vuole una mitologia. E quindi non uno sviluppo sociale che escluda ogni rapporto mitologico con la natura, ogni rapporto mitologizzante con essa; che pretenda cioè dall’ artista una fantasia scissa dalla mitologia. D’altro canto può esistere Achille con la polvere da sparo e il piombo? O in generale l’ Iliade con il torchio o addirittura con la macchina tipografica? Non finiscono forse necessariamente con la pressa del tipografo il canto, le leggende, la Musa? Non scompaiono cioè le condizioni necessarie della poesia epica? ”. (K. Marx) (in Arte e lavoro creativo, 1976)

(K. Marx) (in Arte e lavoro creativo, 1976)