“Anche in Germania, a parte qualche opera letteraria di scarso valore, il vero interesse per il nostro eroe si manifesta intorno alla metà del 1800, legato alle nuove ideologie politiche e sociali, soprattutto di sinistra. Marx, che conosceva Spartaco attraverso la lettura di Appiano, lo elogiava come «tipo più in gamba che ci sia posto sotto gli occhi da tutta la storia antica (…) grande generale (…) rappresentante dell’antico proletariato (23). Marx ed i marxisti si occuparono molto del problema della schiavitù nel mondo antico ed è degno di nota lo sforzo d’integrare le rivolte degli schiavi in uno schema marxista, ma non riuscirono a formulare teorie soddisfacenti sul loro ruolo storico. Antonio Guarino, nell’opera già citata [‘Spartaco. Analisi di un mito’, Napoli, Liguori, 1979, ndr] entra nel vivo dell’attuale dibattito marxista sul mondo antico, che è in primo luogo dibattito teorico sui testi di Marx che al mondo antico si riferiscono: «quando mancano i presupposti obiettivi di un conflitto di classe, quando una categoria umana è universalmente considerata “al di fuori” della società, non vedo come possano essere assunti a sintomi di una latente lotta di classe i sensi di insoddisfazione o di rivolta che si producono nella pretesa classe subalterna» (24). È noto che il pensiero di Marx sulla schiavitù e sul modo di produzione schiavistico non è del tutto chiaro, o meglio presenta – come scrive M. Mazza a proposito del MPS – «dei nodi storiografici e teorici ancora non sufficientemente risolti». Per il Guarino «quanto al preteso conflitto di classe tra liberi (o paronato) e schiavi nella società romana, è improbabile che Marx, pur avendovi fatto polemicamente riferimento nel ‘Manifesto’ e in altri scritti , lo abbia mai meditatamente riconosciuto in sede scientifica» (25). All’inzio del XX secolo il proletariato, conscio del suo enorme potenziale, dette l’avvio alle lotte di classe con l’intento di rovesciare l’ordine stabilito. nacque il movimento Spartacihsta (20 novembre 1916), frangia dell’estrema sinistra del partito socialdemocratico tedesco, fondato da Karl Liebknecht con la sua compagna Rosa Luxemburg. Essi denunciavano i misfatti dell’imperialismo attraverso lettere politiche firmate “Spartacus” ed esortavano i proletari a seguire l’esempio russo del ’17; ma nel dicembre ’18 e nel gennaio ’19 insurrezioni mal organizzate vennero stroncate e segnarono la fine del movimento. Nella Germania contemporanea continuano studi ideologici sul diritto naturale in cui la figura di Spartaco ha una certa valenza. Un esempio si può trovare nella produzione di Ernst Bloch (1885.1997), filosofo tedesco di ideologia marxista, che influisce sulle varie forme di marxismo critico del nostro secolo, ad esempio sui pensatori della scuola di Francoforte. Nella sua opera ‘Diritto naturale e dignità umana, pubblicata nel 1961 (…). Nel nuovo stato comunista sovietico Lenin, in linea con Voltaire e Garibaldi, nella ‘Conferenza’ dell’11 luglio 1919 menzionava Spartaco come l’eroe «che ha condotto una guerra per la difesa della classe servile». Nella stessa occasione, a proposito delle guerre servili, sentenziava: «Si trattava di guerre giuste, di guerre che non sarebbe lecito condannare». E nel saggio ‘Sullo Stato’, tornava sull’argomento, sottolineando che l’impero romano, interamente fondato sulla schiavitù, aveva ricevuto una forte scossa per via di una potente sollevazione di schiavi, che si erano armati e avevano costituito, sotto il comando di Spartaco un gigantesco esercito” [MariaCamilla Adolfo, ‘Il mito di Spartaco nella cultura moderna. Una ricostruzione storica’, Stamen edizioni, Roma, 2015] [(23) Lettera di Marx a Engels, 27 febbraio 1861; (24) ‘Spartaco. Analisi di un mito’, Napoli, Liguori, 1979., p. 97; (25) Op. cit., p. 153]