“Morto Engels, il Martignetti aveva collocato al centro del suo mondo ideale colui che ne era ritenuto in qualche modo il continuatore come ‘leader’ teorico della socialdemocrazia tedesca: Karl Kautsky. Seguiva con venerazione il settimanale da lui diretto ‘Die Neue Zeit’, leggeva attentamente le opere che veniva via via pubblicando, cercava di procurarsi gli scritti di Marx e di Engels dei quali Kautsky curava la ristampa o, in qualche caso, la postuma pubblicazione. I rapporti personali ed epistolari fra Kautsky e Martignetti non furono mai così stretti ed affettuosi come lo erano stati fra Engels e Martignetti. Kautsky teneva per lo più la sua corrispondenza con gli italiani attraverso la moglie Luise che sapeva leggere e scrivere la nostra lingua; e lo stesso avveniva con Martignetti. Engels era stato per il Martignetti un amico illuminato, di grande saggezza, che non soltanto lo aveva aiutato nelle ore dure, ma gli era stato anche vicino col consiglio affettuoso tutte le volte che gli era stato possibile. Rispecchia bene il carattere dei rapporti intercorsi fra Engels e Martignetti uno scambio di lettere dei primi di gennaio 1891 (2). Il Martignetti, uscito da poco dalle vicende giudiziarie ed ancora privo di lavoro, scriveva a Engels per chiedergli consiglio circa una disgrazia che aveva sconvolto la sua famiglia: “un miserabile negoziante ha sedotto mia sorella promettendo di sposarla, e poi l’ha abbandonata in cinta. La madre e la sorella piangono continuamente e io, impotente ad aiutarle, perché, come avrà rilevato dalla mia ultima cartolina, sono ancora privo di lavoro e di mezzi, mi sento irresistibilmente spinto ad uccidere quel miserabile seduttore, che ha adoperato tale arte nella seduzione da sfuggire qualsiasi procedimento giudiziario si potesse intentare contro di lui. D’altra parte io ho moglie e due piccoli figli, e mia moglie, che sembra leggermi nel volto tutti i tristi pensieri che mi funestano, mi prega e mi scongiura a non metterla in un altro guaio, ora che appena ne abbiamo scampato uno”. La risposta di Engels giunse sollecita, immediata. Colpiscono in essa, più che le espressioni di comprensione per il dramma familiare del Martignetti, gli accenti di persuasione che Engels sa trovare per convincerlo a non commettere atti di imprudenza che lo perderebbero in modo definitivo. Engels sa parlare al traduttore della sua opera sull’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, si rivolge al Martignetti che ha studiato la formazione delle istituzioni e dei sentimenti perché comprenda il dramma che si svolge intorno a lui e sappia superarlo: “Io so che in società come quella dell’Italia meridionale, dove si conservano ancora alcuni ricordi dell’età della gens, il fratello è considerato il protettore ed il vendicatore della sorella. Ma il fratello è anche sposato, ha una moglie e dei figli, ha dei doveri nei loro confronti, e nella società attuale questi doveri vanno avanti a tutti gli altri. Secondo la mia opinione, Lei non è in obbligo nei confronti della Sua famiglia di commettere un atto che La condannerebbe necessariamente a separarsene per tutta la vita. Ai miei occhi Sua sorella è pura e rispettabile come prima”. E passava a spiegargli i modi che erano consueti negli altri paesi, in Inghilterra, in Francia, in Germania e in Austria per vendicarsi di offese di tal genere” (pag 450-451) [Ernesto Ragionieri, ‘Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani, 1875 – 1895. L’influenza della socialdemocrazia tedesca sulla formazione del Partito Socialista Italiano’, Feltrinelli, Milano, 1961] [(2) Martignetti a Engels 2 gennaio 1891 e Engels a Martignetti 9 gennaio 1891]