“Il “capitalismo finanziario” del giovane Hilferding come matrice della successiva teoria del “capitalismo organizzato”. (…) “La nuova ortodossia marxista del leninismo (…) ha come testo base ‘L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’ di Lenin, che fornisce la falsariga più nota e popolare per una divisione in fase del corso storico storico moderno. A fianco ad essa – meno conosciuta, ma più libera nei movimenti – è cresciuta la tradizione del “capitalismo organizzato”. È interessante osservare che questa ultima ha in comune un antenato con la teoria dell’imperialismo, e cioè il “capitalismo finanziario” di Hilferding (1, cap. 5)” (pag 113). “Il capitalismo organizzato” e la deviazione dall’orientamento storico marxista nell’ultimo Hilferding. L'”ultraimperialismo” di Kautsky e il “capitalismo organizzato” di Hilferding a cavallo della prima guerra mondiale. Abbiamo visto che nel ‘Capitale finanziario’, nascosti da stratagemmi teorici ortodossi, si celavano gli elementi di un nuovo quadro storico. Pochi anni dopo la sua pubblicazione, Karl Kautsky espose alcune tesi sul corso storico moderno che contenevano spunti per una rottura con la concezione unidirezionale della storia. In una serie di articoli del 1914-1915, di cui il primo fu ‘L’imperialismo’, comparso sulla “Neue Zeit” nel 1914, egli affermava che l’espansionismo territoriale imperialista non era la sola possibilità per la società capitalistica, non era un’unica risposta all’esigenza necessaria dell’espansione economica. Si poteva ipotizzare che la politica d’intesa e di regolazione attraverso negoziati passasse dalla sfera dei cartelli alla sfera della politica estera capitalistica. Egli ipotizzava dunque una politica internazionale ‘ultracapitalistica’, che rinunciasse tanto al riarmo che alla guerra tra paesi industrializzati, per assicurare invece pacificamente alla comunità capitalistica la possibilità di disporre delle materie prime indispensabili e in generale del mercato mondiale (1 cap. 6). Questa politica avrebbe potuto allontanare ancora per un periodo relativamente lungo non solo il “fallimento economico del capitalismo” – fenomeno che però Kautsky considerava assai improbabile a causa sia dell'”elasticità” e della capacità di adattamento del MPC (modo di produzione capitalistico, ndr), sia della capacità di anticipazione dell’azione politica operaia (2 cap. 6) -, ma anche il suo “fallimento morale”. “L’ultraimperialismo – dunque potrebbe inaugurare un’era di nuove speranze e aspettative nell’ambito del capitalismo” (3 cap. 6). Si tratta, come si vede, se non proprio di una deviazione, almeno di un giro vizioso, di un ‘detour’, del corso storico del capitalismo-socialismo. Quest’ultimo, nella prospettiva ortodossa, era caratterizzato da una esasperazione continua del conflitto di classe: tutte le fasi che si rendono necessarie dopo la fase liberale possono essere giustificate solo come sviluppo o maturazione effettiva della bipolarizzazione sociale e dall’alienazione universale. ‘In realtà’, la capacità di reazione non solo economica, ma anche politica che Kautsky suppone nell’ ultraimperialismo rende sempre più il socialismo una missione ‘soggettiva’, un progetto di parte (4 cap.6)” (pag 113; 133) [Federico Repetto, ‘Postcapitalismo? Ricostruzione di un concetto-limite della teoria marxiana dei modi di produzione’, Tirrenia Stampatori, Torino, 1981] [(1 cap.5) È Lenin stesso che, nel suo famoso “saggio popolare”, riconosce la sua dipendenza da Hilferding pur differenziandosi soprattutto coll’insistere sulla concentrazione del capitale e sulla ‘oggettiva’ crescita di scala della ‘produzione’ monopolistica, laddove Hilferding insiste soprattutto sulla centralizzazione finanziaria e sul ruolo cosciente delle banche, partendo soprattutto dalla ‘circolazione finanziaria’ come fattore ‘soggettivo’ della razionalizzazione capitalistica. Su ciò cf. anche l’ ‘Introduzione’ di Giulio Pietranera a R. Hilferding, ‘Il capitale finanziario’, Feltrinelli, Milano, 1972, p. XXXIX segg.; (1 cap. 6) Il saggio in questione è sgtato tradotto con altri coevi in Karl Kautsky, ‘L’imperialismo’, Laterza, Bari, 1980; sull’ultraimperialismo cfr. in particolare pp. 27-30; sugli accordi commerciali internazionali pp. 215 segg. (si tratta però di un altro articolo, del 1915); (2 cap. 6) Cfr. op. cit, pp. 122-123 e 150-151 (articoli del 1915); (3 cap. 6) Op. cit., p. 130; (4 cap. 6) Kautsky era ben lontano dall’ammettere esplicitamente una concezione del genere. Essa tuttavia era in qualche modo contenuta in nuce nella sua distinzione tra condizioni oggettive del socialismo (sviluppo delle forze produttive, che ormai erano già date da tempo, e condizioni soggettive, che erano secondo lui il problema della sua epoca (cfr. op. cit., pp. 124-125]