“Negli anni fra il ’70 e il ’72 il marxismo fu in grado di porre nel centro direttivo in Inghilterra le premesse per una svolta radicale del movimento operaio, proprio mentre il collettivismo libertario conquistava successi nei paesi dove il movimento era debole e informe. I verbali delle riunioni del Consiglio Generale, lungo i setto-otto anni di esistenza attiva (19), mostrano la coerenza dell’azione esercitata dall’organismo sotto la guida, affermatasi gradualmente, di Marx, il quale ebbe la capacità di proporre e di dirigere, convincendo senza far cadere dall’esterno la propria volontà: in tal modo la politica del consiglio generale non veniva imposta dall’alto, ma era presentata, dibattuta, modificata, in un confronto dialettico produttivo. Sono due temi principali coi quali il consiglio generale concluse la propria attività: la tesi della necessità per la classe operaia di costituirsi in partito, e una sorta di «preparazione» delle masse per l’accettazione del socialismo «scientifico»; ma, col 1872, esauritasi l’esperienza comunarda, di fronte al radicalizzarsi dei conflitti operai e al rafforzarsi dello spirito di classe, proprio valendosi dell’osservatorio londinese, Marx ed Engels percepirono che il periodo di affermazione e di consolidamento dell’AIL era ormai concluso e che il movimento operaio si trovava di fronte al compito storico di darsi nuovi strumenti di lotta (20), cioè acquisirono la consapevolezza dell’esigenza per il proletariato di abbandonare l’astensionismo e di porsi in concorrenza con le forze politiche della borghesia (21). Pur essendo oggi in grado, sulla scorta dei citati verbali del consiglio generale, di assegnare questo ruolo fondamentale a Marx e a Engels, si può anche annotare che l’esaltazione monotona della loro funzione e dei loro meriti, quale compare in talune occasioni nella relazione della Stepanova e della Bach, assume un carattere didascalico confinante con un dogmatismo fideistico, per cui i due pensatori perdono molto del loro impeto e della loro intelligenza, che nessuno certamente contesta, per acquistare invece le caratteristiche di santoni intoccabili e senza possibilità di ripensamenti, che in sostanza disumanizzano la loro profonda umanità. La guida dell’Internazionale per opera di Marx fu suffragata dalla svolta impressa dalla ‘commune’; sono quindi generalizzabili le parole del Romano riferite all’Italia: « (…) Consideriamo come l’avvenimento principale e determinante la ‘commune’ di Parigi, che attribuisce finalmente una dimensione internazionale al movimento socialista e che collega il debole movimento italiano a quello degli altri paesi» (22). Con la ‘commune’ vennero esaltati i motivi di democrazia socialista propri dell’Internazionale, ma anche sorsero alla luce le contraddizioni interne, cagionate dal contrapporsi di correnti con scopi diversi, per cui l’AIL, che prima si presentava come ente proponentesi unità di azione pur partendo da interessi divergenti, cercava ora di generalizzare le proprie direttive, avviandosi a identificarsi con l’ideologia specifica, il marxismo (o, per contro e in situazioni diverse, con un’altra dottrina, il collettivismo anarchico bakuniano). Si può quindi parlare, riferendosi al periodo successivo al 1871-1872, di morte dell’Internazionale come fatto organizzativo, ma non ideologico. Infatti essa, come si deduce dai rapporti presentati nel volume, ebbe uno sviluppo assai diverso a seconda dei paesi, non solo organizzativamente ma anche ideologicamente. Si traggono da ciò due considerazioni: 1. la capacità del movimento di adeguarsi alle peculiarità locali e nello stesso tempo di riassumerle in una visione unitaria; 2. di conseguenza, la necessità della sua ‘fine’ come organizzazione, per restare unicamente come fondamento ideale per la formazione, ormai prossima, dei partiti socialdemocratici nazionali e come obiettivo di questi stessi partiti verso un’unità e un coordinamento sovrannazionali. Il problema della fine dell’Internazionale è molto dibattuto (…)” (pag 270-272) [Gian Mario Bravo, ‘Il socialismo. Da Moses Hess alla Prima Internazionale nella recente storiografia’, Giappichelli, Torino, 1971] [(19) Si consultino i cinque importanti volumi, con la trascrizione dei verbali manoscritti, i ‘Minutes’ delle riunioni del consiglio generale: ‘The General Council of the First International’, qui già menzionati. Per contro, delle riunioni congressuali dell’AIL si ebbero sempre i resoconti a stampa; soltanto quelli del congresso dell’Aja del 1872, restati inediti, sono stati pubblicati in questi ultimi anni: cfr. ‘The First International. Minutes of the Hague Congress of 1872 with Related Documents’, cit., a cura di H. Gerth; (20) Cfr. la relazione di E. Stepanova e I. Bach, pp. 69-70; (21) E. Ragionieri, op. cit., ‘Il marxismo e l’Internazionale’, pp. 41 segg.; (22) Cfr. la relazione di A. Romano, p: 278]
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- Articolo pubblicato:5 Febbraio 2025