“Scrive Friedrich Engels nella «Prefazione» al suo famoso libro ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’ (1884): «Secondo la concezione materialistica il momento determinante della storia, in ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita immediata: ma questa è a sua volta di duplice specie: da un lato, la produzione di mezzi di sussistenza, di generi per l’alimentazione, di oggetti di vestiario, di abitazione, di strumenti necessari per queste cose; dall’altro, la produzione degli uomini stessi, la riproduzione della specie. Le istituzioni sociali entro le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato paese vivono sono condizionate da entrambe le specie della produzione, dallo stadio di sviluppo del lavoro, da una parte, e della famiglia dall’altra. Quanto meno il lavoro è ancora sviluppato, quanto più è limitata la quantità dei suoi prodotti, e quindi anche la ricchezza della società, tanto più l’ordinamento sociale appare prevalentemente dominato da vincoli di parentela. Tuttavia, sotto quest’articolazione della società, fondata su vincoli di parentela, si sviluppa sempre più la produttività del lavoro, e, con questa, si sviluppano la proprietà privata e lo scambio, le disparità di ricchezza, la possibilità di utilizzare forza-lavoro estranea e, insieme, la-base di antagonismi di classe, nuovi elementi sociali che, nel corso di generazioni, si sforzano di adattare l’antica costituzione sociale alle nuove condizioni, finché, alla fine, l’incompatibilità dell’una con le altre provoca un completo rivolgimento» (1). Vi è qui un elemento nuovo. Engels non considera – come si era fatto fino ad allora da parte di Marx e sua – soltanto i rapporti di produzione, nella produzione sociale dell’esistenza umana, ma la riproduzione stessa della vita, la generazione. La produzione dei mezzi necessari alla sussistenza è propria solo dell’uomo; l’uomo è il solo animale che lavori, che si ponga in rapporto con la natura, per poter vivere, non con l’immediatezza dei suoi mezzi fisici – denti, artigli, ecc. – ma in modo mediato, per mezzo di strumenti via via sempre più complessi. Riprendendo un concetto già espresso da Hegel, ma situandolo naturalmente, in un’altra impostazione, Marx afferma che è il ‘lavoro’ che distingue l’uomo dagli altri animali: «L’importante della ‘Fenomenologia’ [‘dello spirito’] hegeliana è dunque che Hegel intende l’autoriprodursi dell’uomo come processo, che egli dunque coglie l’essenza del lavoro e concepisce l’uomo oggettivo, l’uomo verace perché uomo reale, come risultato del suo proprio lavoro» (2)” [F. Engels, ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato’, Roma, Editori Riuniti, 1963, pp. 33 sgg; (2) K. Marx, ‘Manoscritti economico-filosofici’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, Roma, Editori Riuniti, 1963, p. 147] (pag 95-96) [Luciano Gruppi, ‘Sesso e società’, Critica marxista, Roma, n. 3-4, maggio-agosto 1974]
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- Articolo pubblicato:20 Ottobre 2024