Unità tecnica. ‘”(…) Nonostante i diversi vantaggi offerti dalla manifattura ‘combinata’, essa non raggiunge una reale unità tecnica finché rimane sulla base della manifattura. L’unità tecnica si ha soltanto con la trasformazione in industria meccanizzata” (17). L’enorme accelerazione che le “combinazioni” hanno impresso ai più recenti sviluppi del capitalismo è da attribuirsi al fortissimo impulso esercitato da un insieme di fattori economici, massime dalla cartellizzazione. Ciò spiega anche perché la combinazione, sorta per cause meramente economiche, offre molto presto l’occasione per migliorare tecnicamente il processo produttivo: si pensi, ad esempio, al collegamento degli altoforni con le ulteriori fasi di trasformazione (…)” (pag 252) [Rudolf Hilferding, Il capitale finanziario, Feltrinelli, Milano; 1976] [(17) K. Marx, Il capitale, cit., I, 2, pp. 46 e segg.] 
Macchine e aumento dell’intensità del lavoro”. L’impiego capitalistico delle macchine crea dunque, una serie di nuove, potenti motivazioni per lo smisurato prolungamento della giornata lavorativa. Ma esso aumenta anche le possibilità del suo prolungamento. (…) Marx, chiude il paragrafo nel quale fa queste constatazioni con le seguenti parole: «Se», sognava Aristotele, il massimo pensatore dell’umanità, «se ogni strumento potesse eseguire su comando, o anche presentendo, l’opera alla quale è destinato, così come le opere artistiche di Dedalo si muovevano da sé, o i tripodi di Efesto attendevano per proprio impulso al santo lavoro, se, allo stesso modo, le spole del tessitore tessessero da sole, allora il maestro artigiano non avrebbe bisogno di lavoranti, né il signore avrebbe bisogno degli schiavi». E Antiparos, un poeta greco del tempo di Cicerone, salutò l’invenzione del mulino ad acqua per la macinazione del grano, questa forma elementare di ogni macchinario produttivo, come la liberatrice delle schiave e realizzatrice dell’età dell’oro. «I pagani, si, i pagani!». Come ha scoperto il sagace Bastiat, e ancor prima di lui l’ancor più intelligente Mac Culloch, essi non comprendevano che la macchina è il mezzo più sicuro per prolungare la giornata lavorativa. Essi giustificavano la schiavitù dell’uno come mezzo per il pieno sviluppo umano dell’altro. (…) Quanto più si sviluppa il macchinismo e con esso una particolare classe di operai esperti nella costruzione delle macchine, tanto più aumenta anche, naturalmente, la velocità e quindi lo sforzo, l’ ‘intensità del lavoro'” (pag 137-138) [Karl Kautsky, Introduzione al pensiero economico di Marx, Laterza, Bari, 1972]