“Il diciannovesimo secolo ha visto in azione un potente movimento finalizzato a riparare quelli che erano considerati i danni provocati dal capitalismo industriale. Vi presero parte riformatori di ogni colore. Questo interessamento diede origine a una più ampia riconsiderazione della posizione che occupava la donna nella società (nonché agli inizi del movimento femminista moderno), a una riflessione sul ruolo del matrimonio, sulla natura della famiglia e sulla sua storia; tendenze, queste, strettamente legate ai progressi dell’antropologia e dell’analisi comparata delle parentele, del matrimonio e della famiglia. Una figura centrale di tutti questi sviluppi fu Frederick Engels, che scrisse ‘Le origini della famiglia’ basandosi per lo più sulle annotazioni di Marx al libro dell’avvocato e antropologo americano Lewis A. Morgan, ‘Ancient Society’ (1877). Morgan individuò un cambiamento graduale, nel corso di un lunghissimo periodo di tempo, dalle forme collettive di matrimonio alle istituzioni monogamiche individualizzate dell’Europa contemporanea, inquadrando così tutta una serie di equivoci sul carattere delle società più semplici e degli sviluppi della storia successiva. Engels si spinse più in là, considerando la famiglia borghese, per la sua stessa natura, inconciliabile con il processo di ricollettivizzazione della società sotto il socialismo, in quanto negazione del diritto a ricevere un trattamento paritario per le donne e i bambini e in quanto fattore di perpetuazione della diseguaglianza attraverso la pratica dell’eredità” (pag 249-250) [Jack Goody, ‘La famiglia nella storia europea’, Editori Laterza, Roma Bari, 2000]