“L’idea del ‘massimo saggio del profitto’ in corrispondenza di un salario zero è suggerita da Marx, direttamente in un accenno alla possibilità di una caduta del saggio del profitto «perfino se i lavoratori potessero vivere di aria» (1), ma più generalmente nella sua decisa condanna dell’asserzione di Adamo Smith e dei suoi seguaci secondo cui il prezzo di una merce «o immediatamente, o in ultima analisi» si risolve interamente (vale a dire senza lasciare alcun residuo di merci) in salario, profitto e rendita (2). Asserzione che necessariamente implica l’esistenza di merci di «ultima analisi» prodotte da puro lavoro senza mezzi di produzione tranne la terra, e che quindi è incompatibile con un limite fisso all’aumento del saggio del profitto” (pag 122-123) [Piero Sraffa, Produzione di merci a mezzo di merci. Premesse a una critica della teoria economica’, Giulio Einaudi, Torino, 1975] [(1) ‘Il Capitale’, vol. III, cap. 15, sez. II, traduzione di M.L. Boggeri, ed. Rinascita, Roma, 1954, libro terzo, I, p. 303; (2) Ibid., vol. III, cap. 49, Roma, 1956, libro terzo, 3, pp. 254-257, che si riferiscono alla ‘Ricchezza delle Nazioni’, libro I, cap. VI, in ‘Biblioteca dell’economista’, serie I, vol. II, p. 34]