“E’ logico che se si ritenesse possibile una dominazione superimperialistica, cioè un accordo pacifico tra tutte le potenze grandi, medie e piccole (Kautsky vedeva, invece, solo le grandi), tutta la strategia proletaria sulla questione coloniale cadrebbe a pezzi. Ma, allora, bisognerebbe concludere che tutta la natura del capitalismo è mutata. La Rivoluzione d’Ottobre dimostrò invece, la validità della concezione leninista perché la rivoluzione proletaria fu il frutto, come Lenin non si stancò mai di ricordare, della concorrenza delle potenze imperialistiche e dello squilibrio mondiale da queste provocato. Ma lo squilibrio provocato dall’irruzione sull’arena mondiale di nuovi e giovani capitalismi si ripercuote anche nel paese che lotta per l’indipendenza o che l’ha raggiunta e si ripercuote, soprattutto, sui suoi rapporti interni di classe”. (pag 7); “Sukarno avrebbe dovuto dire che l’imperialismo olandese aveva creato la nazione indonesiana con un atto di forza e non di diritto. Sukarno avrebbe dovuto dire che, così come era nata dalla violenza, l’Indonesia dalla violenza avrebbe tratto il diritto di essere uno Stato unitario e indipendente. Ma è nella natura del sukarnismo la mancanza di una chiarezza teorica e la necessità di essere «doppio-giochista» anche nella ideologia. Sukarno non riesce a trovare la giustificazione teorica della nazione indonesiana nelle «patrie democratiche» del diritto: è costretto a trovarla nella «patria del fascismo». È questa un’altra delle beffe che la storia gioca agli ipocriti sostenitori democratici della «libertà dei popoli»! L’unica teoria che nella sua logica potesse adattarsi alla realtà mondiale dell’imperialismo era la geopolitica che programmaticamente era antidemocratica ed imperialista, che sosteneva la creazione di imperi basati sullo «spazio vitale», che apertamente dichiarava superate tutte le mistificazioni della borghesia liberale. Ecco come Haushofer la definisce: «La geopolitica è la base scientifica dell’arte della attuazione politica nella lotta per la vita o la morte degli organismi statali per lo spazio vitale» (cfr. H.W. Weigert, Geopolitica, London, 1942). Acutamente Bucharin notava nel 1935, in uno dei suoi ultimi saggi: «I filosofi fascisti hanno alzato la categoria di “spazio” molto più in alto di quella di “tempo”». Acutamente, perché l’errore di fondo delle previsioni della teoria geopolitica è proprio il “tempo”. E “tempo”, nella nostra epoca imperialistica, significa ritmo di sviluppo economico, ritmo di potenziamento economico e, quindi, militare: «spazio» è solo territorio, e spesso territorio agricolo”. (pag 27) [Arrigo Cervetto, ‘La controrivoluzione indonesiana’, Edizioni Lotta Comunista, Roma, 1969] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:5 Luglio 2022