“A un certo punto della complessa storia del movimento marxista russo (…) sorge una scuola, capeggiata dal filosofo Bogdanov, che vorrebbe sottoporre a una revisione la concezione materialista e dialettica marxista, per dare al movimento operaio una base filosofica a carattere idealistico e quasi mistico. Questa scuola vorrebbe far riconoscere ai marxisti il preteso superamento della filosofia materialistica e scientifica da parte di moderne scuole filosofiche neoidealistiche. Lenin risponde a essa in modo definitivo con un’opera (‘Materialismo ed empiriocriticismo’) disgraziatamente poco tradotta e poco nota, apparsa in russo nel 1908, nella quale, dopo un poderoso lavoro di preparazione, svolge una critica dei sistemi filosofici idealistici antichi e moderni, difende la concezione del realismo dialettico di Marx ed Engels nella sua brillante integrità, superatrice delle astruserie in cui si imbottigliano i filosofi ufficiali, dimostra infine come le scuole idealistiche moderne siano espressione di uno stato d’animo recente della classe borghese, e una loro penetrazione nel pensiero del partito proletario non corrisponda che a uno stato psicologico di impotenza, di smarrimento, non è che il derivato ideologico della situazione effettiva di disfatta del proletariato russo dopo il 1905. Lenin stabilisce, in modo che per noi esclude ulteriori dubbi, che “non vi può essere una dottrina socialista e proletaria su basi spiritualiste, idealiste, mistiche, morali”” (pag 7-8) [Amadeo Bordiga, ‘Il restauratore teorico del partito’ (in) ”Lenin nel cammino della rivoluzione’, Conferenza tenuta il 24 febbraio 1924 alla Casa del Popolo di Roma’, Edizioni il Programma Comunista’, Milano, 1973] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:27 Giugno 2022