“Abbiamo la fortuna di avere un altro testo che chiarisce questi punti. Riferendosi a Rodbertus, Marx scrive infatti nelle ‘Glosse a Wagner’: «il valore d’ uso è … un concetto logico… Tutta la superficialità di Rodbertus… viene fuori dalla sua contrapposizione di concetti “logici” e “storici”! Egli prende il ‘valore’ (quello economico in antitesi al valore d’uso della merce) solo nella sua forma fenomenica come valore di scambio; e poiché esso appare solo dove almeno una qualche parte dei prodotti del lavoro, degli oggetti d’uso, funziona come merce, il che non accade fin dall’inizio, ma solo in certo periodo dello sviluppo sociale… così il valore di scambio è un concetto storico. Ora se Rodbertus avesse analizzato ulteriormente il valore di scambio delle merci…egli avrebbe trovato dietro questa forma fenomenica il ‘valore’. Se poi avesse ancora indagato il valore avrebbe trovato che qui la cosa, il valore d’uso, vale come pura e semplice oggettivazione di lavoro umano, come dispendio di uguale forma lavorativa umana e che perciò questo contenuto è presentato come carattere oggettivo della cosa, come carattere che spetta ad essa oggettivamente, sebbene questa oggettività non appaia nella sua forma naturale (il che rende appunto necessaria una forma di valore particolare). Avrebbe insomma trovato che il valore della merce esprime soltanto, in una forma storicamente sviluppata, ciò che esiste parimenti in tutte le altre forme storiche di società, sebbene in forma diversa, cioè il carattere sociale del lavoro, in quanto esso esiste come dispendio di forza lavoro sociale»” (pag 96-97) [Nicola Badaloni, ‘Per il comunismo. Questioni di teoria’, Torino, 1972]