“La critica marxiana dell’ideologia è una tappa decisiva del processo di smitologizzazione della storia. Contro le costruzioni della storia idealiste ed «ideologiche», Marx richiama l’attenzione sul fatto che non sono i principi astratti, idee e potenze metafisiche, a produrre ciò che chiamiamo «storia» e «società», ma gli individui reali, associati o cooperanti. Marx critica, così, quella forma teologica di comprensione della storia secondo cui «la storia esiste per servire all’atto di consumo del mangiare teoretico, cioè del ‘dimostrare’. L’uomo esiste perché ci sia la storia e la storia esiste perché ci sia la prova della verità… La storia diventa, quindi, come la verità, una persona particolare, un soggetto metafisico, e gli individui umani reali sono i suoi semplici portatori» (Marx, S, pp. 87 s.). Al posto di una tale filosofia speculativa ed apparentemente autosufficiente, la quale – sciolta da ogni prassi – fa della storia una irrigidita entità metafisica, la scienza storica può produrre, secondo Marx, «una sintesi dei risultati più generali che è possibile astrarre dall’esame dello sviluppo storico degli uomini. Di per sé, separate dalla storia reale, queste astrazioni non hanno assolutamente valore. Esse possono servire soltanto a facilitare l’ordinamento del materiale storico, a indicare la successione dei suoi singoli strati. Ma non danno affatto, come la filosofia, una ricetta o uno schema sui quali si possano ritagliare e sistemare le epoche storiche» (76) (Marx, I, p. 23). Questi passi forniscono contemporaneamente la prova che Marx appartiene anche alla preistoria di un «Positivismo» illuminista e che non è, quindi, consentito intenderlo solo come un «Hegel rovesciato» (77). Piuttosto Marx fornisce già qui quegli strumenti – da lui maturati in connessione con la sua critica di Hegel – col cui aiuto diviene possibile una critica ‘immanente’ dei residui teologici del suo stesso pensiero concernente la storia. E’ propria della critica marxiana dell’ideologia – in ciò affine alla dottrina positivistica dell’ideologia – una tendenza antimetafisica rivolta contro ogni innalzamento spiritualistico della realtà sociale. Sia la dottrina marxiana dell’ideologia, sia quella positivistica avanzano ambedue il postulato che al pensiero non sia consentito trascurare l’esperienza cioè le conoscenze che costituiscono l’apporto delle scienze particolari. La differenza fra le due risulta, tuttavia, dalla diversa determinazione ‘dell’ambito tematico’ delle analisi della critica dell’ideologia, corrispondente a sua volta a procedimenti metodologici differenti. Mentre l’indirizzo positivistico della critica dell’ideologia, di regola, ‘non’ fa intervenire, nella propria critica, i momenti nascosti dietro i giudizi ateoretici e parateoretici – siano essi di tipo psicologico o sociologico – in quanto si tratta di momenti indifferenti al valore di verità o di falsità (78), al contrario Marx parte proprio dall’indagine su quelle concrete condizioni sociali, nelle quali vede l’origine della falsa coscienza. Nella circostanza per cui la critica marxiana dell’ideologia non assume il concetto stesso di realtà sociale come un dato assiologicamente neutro, ma vede, invece, nel mutamento di essa realtà il fine ultimo del lavoro criticamente analitico, trova espressione il fatto che essa, implicitamente ed esplicitamente (79), riconosce nella realtà sociale un «rovesciamento» ed una «falsità», prodottesi storicamente. Di conseguenza, il concetto di realtà falsa è il principale punto d’attacco della critica positivistica a Marx. L’introduzione del concetto di realtà «rovesciata» (80) presuppone che non solo le deduzioni del pensiero, ma anche gli sviluppi storici e sociali siano caratterizzati da una certa «logica». Infatti, la messa a confronto di elementi razionali con altri irrazionali e nascosti ha come premessa che non soltanto lo sviluppo del fenomeno, ma anche quello di determinati ambiti della realtà siano dominati da legalità evidenti, la cui «logica» si impone nella struttura della conoscenza” [Kurt Lenk, ‘Marx e la sociologia della conoscenza’, Bologna, 1975] [(76) Cfr. la definizione del tipo «ideale» in Max Weber; (77) Non è assolutamente possibile intendere le forze economiche della produzione come una sorta di «fondamento reale» posto metafisicametne oppure come «ens realissimum», come cerca di fare, tra gli altri, L. Landgrebe, ‘Das Problem der Dialektik’, in «Marxismusstudien», III, serie, (1960), p. 45; (78) Caratteristica, al riguardo, è la categoria di «mentalità» del Geiger. Cfr. in proposito, il paragrafo 7 del cap. IV del presente lavoro; (79) Cfr. Marx, S, p. 11, «L’uomo è il mondo dell’uomo, lo stato, la società. Questo stato e questa società producono la religione, ossia una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto»; (80) Ibidem] [S: K. Marx F. Engels, ‘Die Heilige Familie und andere philosophische Frühschriften’, Berlin 1952; trad. it. ‘La sacra famiglia’, in ‘Opere complete’, vol. IV, Roma, 1972]