“Mi è stato riferito che una delle bandiere dell’ Istituto dei professori rossi porta questa scritta: ‘Marxismo nella scienza, leninismo nella tattica’. Secondo me, questa distinzione è sbagliata e non corrisponde affatto al ruolo di avanguardia ideologica che i nostri professori rossi s’attribuiscono. Non bisogna separare la teoria dalla lotta pratica. L’affermazione secondo la quale il leninismo, come azione, non è marxismo, e la teoria è separata dalla pratica, è particolarmente grave per un Istituto come quello dei professori rossi. Il marxismo di Lenin è una dottrina ideologica distinta, perché è stata prodotta da un’epoca diversa. ‘Non è la semplice ripetizione del marxismo di Marx’, perché l’epoca in cui viviamo non è la semplice ripetizione di quella nella quale viveva Marx. Queste due epoche hanno in comune questa caratteristica: né l’una né l’altra sono organiche e, all’epoca attuale, ancora meno che ai tempi di Marx. Il marxismo di Marx era il prodotto di una epoca rivoluzionaria. Quello di Lenin è anche il prodotto di un’epoca estremamente tempestosa e rivoluzionaria. Ma vi sono evidentemente molte cose ‘nuove’ nel cammino dell’evoluzione sociale, nei «materiali» empirici che servono alle generalizzazioni teoriche, nei problemi che si pongono al proletariato rivoluzionario e che richiedono una soluzione e per questo il nostro marxismo attuale non è la semplice ripetizione delle idee esposte da Marx. Svilupperò questa tesi più avanti, perché non si abbia l’impressione che voglia ‘contrapporre’ queste dottrine. ‘L’una è il completamento, lo sviluppo logico e storico dell’altra’. Ma vorrei subito soffermarmi sui fatti nuovi di politica sociale ed economica che sono alla base del marxismo di Lenin. In effetti, che cosa esiste di nuovo rispetto all’epoca di Marx e che egli non poteva conoscere? 1) Innanzitutto, una fase nuova nello sviluppo dei rapporti capitalistici; Marx conosceva l’epoca già trascorsa del capitale mercantile; conosceva il capitale industriale, che era considerato come il tipo classico del capitalismo in generale. Sapete molto bene che Engels stesso non ha visto che l’inizio del costituirsi dei cartelli e dei trust. Per quanto riguarda la nuova fase dell’evoluzione capitalista, con la sua riorganizzazione dei rapporti di produzione in seno al capitalismo, fase che Lenin definiva capitalismo monopolistico, è chiaro che Marx non poteva conoscerla, e perciò non l’ha espressa né generalizzata. (…) 2) Un secondo gruppo di questioni è legato alla guerra mondiale, alla ‘disgregazione’ dei rapporti capitalistici. Qualunque sia l’intensità che si attribuisce alla disgregazione del capitalismo e le previsioni che si fanno a questo proposito, qualunque sia la valutazione che in particolare si dà della situazione economica attuale in Europa occidentale, qualunque sia la formula che si propone, è certo che noi assistiamo a fenomeni che prima non esistevano. All’epoca dei fondatori del socialismo scientifico non esistevano né il capitalismo di stato e i fenomeni che vi sono connessi, né i fenomeni di disgregazione e di disorganizzazione del meccanismo capitalista, con gli altri fenomeni specifici che l’accompagnano sia nell’industria sia nella circolazione monetaria. (…) 3) Vi è poi una terza serie di fenomeni strettamente legati all’insurrezione operaia nel periodo del crollo dei rapporti capitalistici, la cui apparizione è determinata dal formidabile scontro degli organismi capitalisti, dalle guerre, che non sono che una forma particolare della concorrenza, forma sconosciuta nell’epoca in cui vivevano Marx e i suoi amici. Ora queste questioni sono direttamente legate alla rivoluzione socialista, formano un immenso fenomeno sociale che bisogna studiare teoricamente, che ha le proprie leggi, che ci pone una quantità di questioni teoriche e politiche. (…) 4) Infine, vi è ancora una quarta serie di questioni interamente nuove, legate all’epoca, o all’inizio dell’epoca, del dominio ‘della classe operaia’. Come poneva la questione Marx? Ricorderò la sua formula, già citata: «Lo spirito della mia dottrina non è la teoria della lotta di classe, ma la dimostrazione del fatto che l’evoluzione sociale conduce inevitabilmente alla dittatura del proletariato». Qui era il limite del pensiero di Marx. Ma quando la dittatura è diventata realtà, noi superiamo questo limite. La dottrina di Marx si ferma alla dittatura inevitabile del proletariato. In quell’epoca non poteva essere altrimenti; non essendosi realizzata la dittatura del proletariato non esistevano i fenomeni che l’accompagnano e, pertanto, non potevano servire come materia per esperienze, osservazioni e, in seguito, generalizzazioni teoriche da cui si siano ricavati insegnamenti pratici. (…) Questa la quarta serie di fenomeni sociali, economici, politici, che devono essere oggetto dei nostri studi e da cui dobbiamo trarre le direttive pratiche della classe operaia” [Nicola Ivanovic Bucharin, ‘Lenin’, Roma, 1969] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*] 6