“Per tutto il periodo del comunismo di guerra, i contadini si erano battuti su due fronti: contro i Bianchi per conservare la terra, contro i bolscevichi per conservare il grano. La principale contraddizione è determinata dal pericolo principale: il quale è, fino al 1921, il rischio di una restaurazione dell”ancien régime’ e del ritorno dei proprietari feudali. Qualunque sia stata, allora, la violenza delle battaglie attorno ai raccolti che, ogni anno all’approssimarsi della primavera (10), hanno esacerbato lo scontro sulle questioni rurali, i contadini sono rimasti in una posizione di alleanza limitata con il potere sovietico. La loro partecipazione alla guerra civile è un fattore importante della vittoria. Ma i successi militari e la fine della minaccia esterna nel 1921 rovesciano, per i contadini, l’ordine delle priorità. Tanto più che la contraddizione sulla questione dei raccolti viene acuita dalla carestia che nuovamente imperversa. Si assiste allora a vere e proprie sollevazioni di massa di contadini, particolarmente nella provincia di Tambov: «Nel 1921, dopo aver superato, e superato vittoriosamente, la tappa più importante della guerra civile, ci siamo urtati in una grande crisi politica interna, che io considero la più grande della Russia sovietica, la quale ha suscitato il malcontento non soltanto di una parte notevole di contadini, ma anche degli operai. Per la prima volta e, spero per l’ultima volta nella storia della Russia sovietica, le grandi masse dei contadini – sia pure non coscientemente, ma istintivamente – per il loro stato d’animo erano contro di noi» (11). Lenin e la direzione del partito bolscevico arrivano a salvare la situazione ‘in extremis’, sopprimendo le requisizioni di cereali, sostituite dall’imposta in natura; poi restituendo la libertà di commercio; e infine restaurando quell’insieme di misure di liberalizzazione dell’economia che prendono il nome di Nep. In quel momento, si può dire che la situazione di degradazione dei rapporti ideologici fra le diverse componenti della società russa è al suo punto culminante. Si è sfiorata la catastrofe, la disintegrazione completa. Nel 1921 è la vita stessa a porre con estrema acutezza la questione delle contraddizioni ideologiche tra le forze sociali che compongono la Russia sovietica. Negli scritti di Lenin del 1922-1923 si trovano i primi cenni di una riflessione su questo tema: ‘che fare per ridurre l’abisso ideologico che esiste fra le diverse componenti della società russa?’ In quel vortice gigantesco che è la Rivoluzione, le masse cercano la loro strada – masse operaie, masse contadine, masse intellettuali, abitanti della campagna, della città, soldati… – e, perché questo insieme possa andare avanti, è pur necessario che tutti si trovino qualche cosa in comune! Nella Russia del 1921 si è verificato un vero e proprio dilagare di movimenti di massa e di movimenti politici della più diversa natura. Contadini, marinai, operai, anarchici, socialisti-rivoluzionari, menscevichi, bolscevichi dell’opposizione, e anche rimasugli delle forze bianche. Tutto ciò si è mescolato in una realtà in impetuosa ebollizione, dove la crisi politica si accompagnava alla crisi di un’intera società. Dove c’è stata rivolta armata, come a Kronstadt, la questione è stata regolata militarmente. E, sul piano politico, essa è stata risolta provvisoriamente da quelle che Lenin ha chiamato «delle concessioni e una ritirata»: la Nep.” [Robert Linhart, ‘Lenin, i contadini e Taylor’, Roma, 1977] [(10) Su queste fiammate stagionali si veda il ‘Discorso alla riunione dell’attivo di partito di Mosca’, tenuto da Lenin il 24 febbraio 1921: «(…) Aumentano il banditismo e le rivolte dei kulak (…). Nel banditismo si sente l’influenza dei socialisti-rivoluzionari (…) ‘ogni primavera’ essi sognano di abbattere il potere sovietico (…). I socialisti-rivoluzionari soo collegati con i sobillatori interni. Si vede che questo legame esiste anche perché le rivolte avvengono proprio nelle regioni dalla quali prendiamo il grano» (O.C., vol. 42, pp. 250-251 – c.vo di R.L.). Dove si può nuovamente constatare l’effetto del ciclo dei lavori agricoli sul ritmo della lotta di classe nelle campagne; (11) ‘Relazione al IV Congresso dell’Internazionale comunista’, 13 novembre 1922, in O.C., vol. 33, p.387] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]