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“Quando la produzione di bisogni sociali assume la forma merce, ne consegue necessariamente che questa forma si sdoppia in forma merce e ‘forma denaro’: i teorici che Marx ciritica sostengono che il denaro è uno strumento che si presta a essere usato per le proprie qualità materiali, necessario per regolare la circolazione dei beni. Le funzioni del denaro sarebbero pertanto, secondo costoro, ‘tecniche’. Per contro, Marx intende la forma denaro come una ‘categoria sociale’, che nasce necessariamente dal manifestarsi delle ‘contraddizioni’ insite nella forma merce. I prodotti del lavoro divengono valore solo in quanto contengono un determinato quantum di lavoro universale astratto. Questo lavoro universale astratto, racchiuso nel prodotto, e che permette lo scambio sociale, non può venir rappresentato come tale. Infatti, un concreto prodotto mostra, nella sua forma visibile, l’abilità del suo produttore, cioè esibisce la propria qualità di valore d’uso. Lo stesso vale qualora si consideri non il prodotto ma il lavoro in se stesso. Il lavoro può venir rappresentato solo da un concretissimo operaio, che possiede le capacità necessarie per produrre determinati valori d’uso. «Poiché le merci sono differenti solo quantitativamente, la loro naturale differenza deve cadere in contraddizione con il loro equivalente economico (…). La determinazione del prodotto come valore d’uso porta quindi necessariamente con sé che il valore di scambio abbia una esistenza autonoma, separata dal prodotto. Il valore d’uso – separato dalle merci e esistente accanto a loro come una vera e propria merce – è: denaro. Tutte le proprietà della merce come valore di scambio appaiono allora, come una cosa diversa dalla merce stessa, come una forma di esistenza sociale separata dalla sua naturale esistenza, nel denaro» (44). Marx rappresenta la produzione delle merci capitalistica come ‘un’unità di processo di lavoro e di formazione del valore’. Fino a questo punto l’analisi della forma merce veniva portata avanti partendo da un rapporto di produzione sociale che Marx chiama «produzione semplice delle merci», che come tale non è mai esistita storicamente, ma che Marx introduce per effettuare l’analisi della forma merce sul piano dell’astrazione logica. (…) Nell’analisi della forma-merce come forma cellulare della formazione sociale capitalistica Marx trova la possibilità di afferrare il modo di produzione capitalistico sia storicamente che come un tipo particolare della produzione sociale, come anche di metterne a nudo la ottusa limitatezza classista, e con questo ha la possibilità, almeno in linea di principio, di delineare sommariamente un altro modo di produzione sociale nel caso che venga eliminata questa forma-merce. A Marx questo riesce, all’interno della sua analisi della forma-merce, allorché smaschera il carattere feticcio della forma-merce stessa: «La società borghese è la particolare forma sociale in cui proprio le relazioni fondamentali che gli uomini stringono nella produzione sociale della loro vita appaiono soltanto a posteriori alla coscienza degli interessati in questa forma rovesciata, come rapporti di cose. Poiché essi fanno dipendere le loro azioni coscienti da queste rappresentazioni, vengono effettivamente dominati dal prodotto delle mani, come il selvaggio dal suo feticcio» (45)” [Josef Esser, ‘Per un’analisi materialistica dello Stato’, Roma, 1979] [(44) K. Marx, ‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, Firenze, vol. I, p. 81; (45) K. Korsch, ‘Karl Marx’, cit., Bari, 1974, p. 122]