“La severità di Marx verso costoro [Bauer, Ruge, Stirner e Feuerbach, ndr] è anzitutto severità verso se stesso; ed anche gli scherzi, le frecciate, i nomignoli, le ‘boutades’, più che esser espressioni naturali d’un carattere mordace, assumono spesso addirittura una funzione metodologica, di formule icastiche che gli servono da cartelli indicatori d’una falsa strada: si pensi, per esempio, all’utilità ed alla funzione del nomignolo “Jacques le bonhomme’ affibbiato a Stirner. Il sostanza, Marx è stato veramente hegeliano soltanto al tempo della sua tesi di laurea: il pericolo di rimanere uno hegeliano ortodosso, per lui, non è mai esistito; e per conseguenza, nemmeno quello di diventare un professore tedesco legittimista. Ma i Giovani hegeliani hanno già portato molto avanti la critica dello hegelismo ortodosso e, con Feuerbach, si son rivolti contro lo stesso sistema del maestro. Non solo, ma con Ruge e i suoi collaboratori agli ‘Annali di Halle’ ed agli ‘Annali tedeschi’, essi hanno operato quello spostamento di piano critico che li ha condotti ad abbandonare, o almeno a porre in secondo piano la critica logico-metafisica e religiosa per affrontare il terreno dei problemi storici, giuridici e politici, e per ridurre ad esso anche il significato più autentico delle precedenti battaglie metafisiche e critico-religiose. E da questa concretizzazione dei loro motivi critici essi hanno guadagnato la possibilità di riallacciarsi al pensiero liberal-radicale illuministico, sia pure ancora variamente, e comprensibilmente, commisto ad elementi romantici. Questa è la strada che Marx percorre insieme ai Giovani hegeliani. Ma giunto alla critica dello Stato moderno, questo giovane ventiquattrenne, che molti documenti del tempo ci presentano come dotato di eccezionale cultura e di eccezionale vivezza e profondità d’intelligenza, l’affronta con un impegno integrale, per giungere a risultati critici che lasciano molto indietro quelli di tutti i suoi compagni d’orientamento. La critica dello Stato moderno, condotta partendo da quella alla filosofia dello Stato di Hegel, mostra a Marx l’illusorietà di ogni fondazione assoluta ed autonoma del diritto, dello Stato e della politica, e il necessario rinvio al problema sociale, sollecitato da una critica alla formulazione del problema politico. Ma a questo punto Marx, con un coraggio unico per un intellettuale tedesco di formazione hegeliana o, comunque, speculativa, non si limita ad una generica, ed essa stessa speculativizzante, rivendicazione dell’importanza della “socialità” (a questo giungerà anche Bruno Bauer), ma si decide a cambiare l’oggetto delle proprie ricerche e dei propri studi, fino allora esclusivamente storici e filosofici, oltre che letterari, per affrontare a fondo sia i problemi dell’economia politica classica, che quello, nuovissimo, del socialismo: per il quale ultimo, tra l’altro, scarsissimi ed estremamente infidi sono gli aiuti che egli può sperare dalla cultura corrente relativamente ad un giudizio critico. (…) Il risultato di questo processo coincide con la prima formulazione rigorosa della concezione materialistica della storia, ed è offerto dell”Ideologia tedesca’, che dev’essere considerata insieme il più interessante documento del ‘punto d’incontro’ di quelle che giustamente Engels ha indicato come le “tre fonti” del materialismo storico: economia politica classica, socialismo francese e filosofia classica tedesca (s’intenda: da Kant a Feuerbach, Bauer e Stirner, attraverso Hegel). Un corollario di questo risultato è offerto dalle celebri ‘Tesi su Feuerbach’, che, congiungendo a tutto questo sviluppo quello precedente della ‘Critica del diritto statuale hegeliano’ e dei ‘Manoscritti’, chiudono il periodo giovanile di Marx. Soltanto un corollario, però, perché il loro senso, per essere inteso a pieno, esige la integrazione dell”Ideologia tedesca’ e ne dipende, come vedremo. A questo proposito, anzi, la caratteristica del rapporto fra Marx e la Sinistra hegeliana si delinea addirittura con una propria fisionomia distinta anche da quella del rapporto di Marx con Feuerbach” [Mario Rossi, ‘Da Hegel a Marx. III. La Scuola hegeliana. Il giovane Marx’, Milano, 1974]