“Lenin fu assai sensibile all’influenza della socialdemocrazia tedesca e del suo programma di Erfurt del 1891, in cui si attribuiva al partito il compito di «plasmare (‘gestalten’) questa lotta della classe operaia (per il potere politico) in un movimento consapevole e unitario, indicandogli inoltre il necessario (‘naturnotwendiges’) obiettivo» (11). In particolare, egli attinse al principale teorico tedesco, Karl Kautsky, autore di una parte importante di quel programma (12), nonché di un fortunatissimo commento ad esso, un capitolo del quale era intitolato ‘La socialdemocrazia: la unificazione di movimento operaio e socialismo” (13). Citando questa formula di Kautsky, e anticipando il ‘Che fare?’, Lenin scriveva nel 1899: “Suo compito [della socialdemocrazia] è di introdurre nel movimento operaio spontaneo determinati ideali socialisti; di legarlo a convinzioni socialiste, le quali devono essere al livello della scienza moderna, di legarlo a una lotta politica sistematica per la democrazia quale mezzo per attuare il socialismo, di fondere, in una parola, questo movimento spontaneo in un tutto indissolubile con l’attività di un partito rivoluzionario” (14). Ribadita la necessità di un’analisi sia dell’esperienza rivoluzionaria in Europa occidentale, sia di quella russa, Lenin proseguiva sottolineando che non esistevano «modelli bell’e fatti» che il partito russo potesse imitare: “Da una parte il movimento operaio russo è posto in condizioni del tutto diverse da quelle dell’Europa occidentale… dall’altra parte, la socialdemocrazia russa si distingue dai vecchi partiti rivoluzionari russi nella maniera più profonda, per cui la necessità di imparare dai più eminenti tra i vecchi rappresentanti russi della tecnica rivoluzionaria e cospirativa (non abbiamo la minima difficoltà a riconoscere questa necessità) non ci esime in alcun modo dal dovere di assumere nei loro riguardi un atteggiamento critico e di forgiare la nostra organizzazione in maniera indipendente” (15). Sebbene, nel ‘Che fare?’, Lenin avesse attinto da Kautsky – come vedremo – uno dei concetti chiave, rimane estremamente significativo il contrasto tra l’importanza che l’attivismo assume negli scritti di Lenin sul partito e l’atteggiamento in certo qual modo fatalistico che si nota in quelli di Kautsky. E’ caratteristico, ad esempio, che la parte del commento di Kautsky a Erfurt intitolata ‘Il partito operaio’ si svolga nei termini più generici, permeata com’è del concetto di quella «Naturnotwendigkeit» (necessità per legge di natura) che nei paesi capitalistici condurrà la classe operaia verso il partito e produrrà inevitabilmente la vittoria del socialismo, rappresentando per il proletariato un «lieto annuncio, un nuovo vangelo» (16). Tutti gli scritti di Lenin sul partito, invece, sono estremamente specifici, in quanto affrontano i particolari compiti organizzativi imposti dalla situazione politica del momento. Pur astenendosi dal volontarismo, contro il quale nei vent’anni a venire avrebbe combattuto aspre battaglie all’interno del partito, Lenin sottolineava con forza l’elemento soggettivo nel processo rivoluzionario: «Dire – scriveva sull’«Iskra» nel dicembre 1901 – … che gli ideologi (cioè i dirigenti coscienti) non possono deviare il movimento dalla strada determinata dal gioco reciproco dell’ambiente e degli elementi, significa dimenticare una verità elementare: che la coscienza partecipa a questa azione reciproca e a questa determinazione» (17). I socialdemocratici dovranno prendere «nelle proprie mani la direzione del movimento democratico generale», comprendendo che «il carattere di massa del movimento non solo non attenua ma, al contrario, accentua il nostro dovere di formare un’organizzazione di rivoluzionari forte e centralizzata, capace di dirigere sia la lotta preparatoria, sia ogni improvvisa esplosione, sia, infine, l’attacco decisivo» (18). Nel ‘Che fare?’ Lenin esprimeva in modo epigrammatico il suo spirito attivista con la famosa frase:«Dateci un’organizzazione di rivoluzionari e capovolgeremo la Russia!»” [Monty Johnstone, ‘Uno strumento politico di tipo nuovo: il partito leninista d’avanguardia’][(in) ‘ ‘Storia del marxismo’, Volume terzo, ‘Il marxismo nell’età della Terza Internazionale. I Dalla rivoluzione d’Ottobre alla crisi del ’29’, Torino, 1980] [(11) ‘Geschichte der Deutschen Arbeiterbewegung’, Berlin, 1966, vol. I, p. 431; (12) M.L. Salvadori, ‘Kautsky e la rivoluzione socialista, 1880-1936, Milano, 1976, p. 26; (13) K. Kautsky, ‘ll programma di Erfurt’, Roma, 1971, pp. 187-189; (14) V. Lenin, Opere, vol. 4, p. 219; (15) Ibid., pp. 219-20; (16) Kautsky, ‘Il programma di Erfurt’, cit., pp. 179-182; (17) V. Lenin, Opere, vol. 5, p. 292; (18) Ibid., pp. 293-294] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]