“Saint-Simon più di Comte può essere considerato il padre della sociologia, nonostante quest’ultimo abbia coniato il nome della nuova disciplina. Le idee di Saint-Simon hanno lasciato una duplice eredità, in quanto da esse sono scaturiti da un lato il positivismo di Comte e successivamente, attraverso Durkheim, le teorie moderne della «società industriale», e dall’altro l’analisi e la critica del «capitalismo» formulate da Marx e dalla successive generazioni di studiosi marxisti (1). Saint-Simon non può dirsi un pensatore sistematico; i suoi scritti sono caotici ed abbastanza spesso si contraddicono. Ma egli è riuscito a mettere assieme gli elementi di una teoria coerente delle classi sociali nell’ambito di una interpretazione dello sviluppo dell’Europa dall’era classica sino all’età dell’industrialismo moderno. Secondo Saint-Simon, la società passa attraverso stadi di crescita, maturità e declino; ognuno dei successivi tipi di società porta in sé «il germe della propria distruzione», germe generato dal suo sviluppo interno. L’era contemporanea è caratterizzata dalla propensione al conflitto sociale in quanto è in uno stadio di transizione; il feudalesimo in piena decadenza non è ancora completamente distrutto, e la società industriale che sta sorgendo è solo in parte formata. Saint-Simon identifica l’origine materiale della nuova società nello sviluppo dei liberi comuni urbani verso la fine del periodo feudale; questi hanno fatto sì che si consolidasse una «cittadinanza» urbana indipendente dalla aristocrazia feudale. Questa borghesia urbana è stata il nucleo della nuova classe di ‘industriels’, che giustificano le loro pretese di potere attraverso la proprietà dei beni mobili creati dalla manifattura. L’uso che Saint-Simon fa del termine ‘industriel’, e più in generale l’uso che fa del concetto di «classe», è lungi dall’essere coerente. In qualche caso egli parla degli industriali come di un sub-raggruppamento definito della società, una classe distinta da quella dei ‘proletaires’. Ma altre volte, ed in modo più caratteristico, egli considera ‘industriels’ tutti coloro che hanno a che fare con la produzione industriale, contrapponendoli agli elementi «parassitari» ancora annidati nei resti dell’ordine feudale. In questa seconda accezione la classe degli ‘industriels’ comprende ogni individuo «che lavora per produrre o per mettere a disposizione dei diversi membri della società uno o più mezzi per soddisfare i loro bisogni o i loro gusti fisici» (2). Avendo presente questa concezione, egli afferma che la classe industriale è destinata a divenire la «sola classe» della società. Nella società industriale il dominio coercitivo di una minoranza sulla maggioranza, che ha caratterizzato tutte le forme di società del passato, sarà sostituito da un ordine liberamente accettato da tutti i suoi membri. L’avvento della società industriale trasferirà la sete di potere degli uomini dall’asservimento degli esseri umani all’asservimento della natura. Pertanto la società «ad una sola classe» è una «società senza classi», anche se non una società egualitaria in termini della distribuzione differenziata delle ricompense. Nella società industriale l’«amministrazione» di cose sostituirà il «governo» di uomini: lo stato, come strumento del dominio di classe, scomparirà. E’ evidente che molti degli elementi più importanti della concezione marxiana delle classi e del conflitto di classe si trovano in Saint-Simon. Ma, se è vero che Marx è ampiamente debitore nei confronti di Saint-Simon, è anche vero che egli si è basato molto su altre tradizioni teoriche, tra le quali naturalmente in primo luogo la filosofia classica tedesca e l’economia politica ortodossa di Smith e Ricardo, e che la visione generale che egli ha formulato costituisce una sintesi molto più affascinante di quella sviluppata dai suoi predecessori” [Anthony Giddens, La struttura di classe nelle società avanzate’, Bologna, 1973] [(1) Si veda Georges Gurvitch, ‘La sociologie du jeune Marx’, in ‘Cahiers internationaux de sociologie’, IV 1948, per una calzante dimostrazione della importanza delle idee di Saint-Simon nella evoluzione del pensiero di Marx; (2) Saint-Simon, ‘La physiologie sociale’, a cura di G. Gurvitch, Paris, 1965 p. 141]
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- Articolo pubblicato:30 Marzo 2016