“Torniamo ad una circostanza che è universalmente nota ma che è bene richiamare alla memoria: Marx, perfettamente conscio delle implicazioni sociali e politiche della scienza e dell’arte, era nettamente contrario all’interferenza politica in questo campo, era un acceso avversario di ogni limitazione politica delle attività creative. Ovviamente, la sua critica era rivolta contro l’ingerenza politica della borghesia, ma non si può negare che le sue osservazioni spaziassero in un ambito più vasto, più generale. Leggendo le ardenti polemiche del giovane Marx contro la censura, non dobbiamo né possiamo accontentarci di pensare che riguardassero soltanto la censura prussiana di stampo tipicamente feudale. Chi conosce il marxismo sa che Marx, in questo campo, rimase fedele alle proprie convinzioni vita natural durante, sa che questi convincimenti hanno un carattere più generale e vanno messi in stretta relazione con la frase che Marx dettò alle figlie, rispondendo ad una “inchiesta” su quello che per lui fosse il principio supremo: ‘de omnibus dubitandum est’. Senza avvertire quel pizzico di scetticismo cartesiano che gli dà sapore, penso che sia impossibile capire il marxismo. Ed ecco quanto Marx ebbe a scrivere in merito alla ricerca della verità e ai tentativi di ingerire in questa ricerca: “La ricerca della verità a cui la censura non deve porre ostacoli, è definita più esattamente ‘seria e modesta’. I due qualificativi indicano che lo scopo dell’indagine non sta nel suo contenuto  ma in qualcosa di estrinseco. Sin dall’inizio essi distolgono l’indagine della verità, le propongono una terza incognita. (…) Non è forse primo dovere del ricercatore della verità quello di procedere direttamente verso di essa, senza guardare né a destra né a sinistra? Non è forse vero che posso omettere l’essenziale se devo ricordare innanzi tutto di esprimermi nella forma prescritta?… Voi ammirate la stupenda varietà e l’inesauribile ricchezza della natura. Non chiedete che la rosa abbia il profumo della viola; allora perché la cosa più ricca che ci sia, cioè lo spirito, dovrebbe esistere in un”unica’ forma? (…) ‘Il grigiore più completo’ è l’unica tinta della libertà che sia autorizzata dalla legge. Ogni gocciolina di rugiada in cui il sole si riflette e brilla e si trasforma in una inestinguibile gamma di colori, ma il sole dello spirito, rifrangendo i suoi raggi in non so quanti individui e in oggetti innumerevoli, è autorizzato per legge a produrre soltanto un colore, solo il ‘colore ufficiale’! (…) L’essenza dello spirito è ‘sempre e soltanto la varietà’. E voi quale essenza gli attribuite?” (5). Molti anni dopo, Marx era già morto, i dirigenti della socialdemocrazia tedesca non volevano autorizzare una riedizione della critica marxiana al lassallismo. Ne sorse un’aspra controversia con Engels, il quale, in seguito a questo conflitto, il 2 maggio 1891, ebbe a scrivere in una lettera a Bebel: ‘Voi, cioè il partito, ‘avete bisogno’ della scienza socialista, e quest’ultima non può esistere senza libertà di movimento. Pertanto occorre fare di necessità virtù e sopportare con dignità certi grattacapi senza agitarsi. Il minimo malinteso (e che dire poi di un aperto dissenso!) tra il partito tedesco e la scienza socialista tedesca sarebbe una gravissima disgrazia e comprometterebbe tutto. E’ chiaro che il Comitato, o Tu in persona, esercitate e dovete esercitare una notevole influenza morale sulla ‘Neue Zeit’ e su tutte le altre pubblicazioni. Ma questo vi può e vi deve bastare. Il ‘Vorwärts’ continua a vantarsi di non aver mai ostacolato la libera discussione, ma le sue affermazioni non trovano molta conferma nella pratica. Non potete immaginarvi quanto il vostro frequente ricorso alla costituzione possa sembrar strano qui, all’estero, dove ci si è abituati a vedere che anche i più anziani dirigenti sono debitamente posti di fronte alle proprie responsabilità dai compagni di partito (…). Inoltre, non avete il diritto di dimenticare che in un grande partito la disciplina non può esser rigida come quella di una piccola setta…”. La questione, insomma, non riguarda soltanto il giovane Marx o soltanto il periodo precomunista nell’opera dei classici del marxismo” [Adam Schaff, Il marxismo e la persona umana, Milano, 1973] [(5) K. Marx, ‘Bemerkungen über die neueste preussliche Zensurinstruktion, Mega,, I Abt., Bd. 1, Hbd. 1, pp. 153-154]