• Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni

“Per quanto riguarda l’inizio della storia umana, la scena da prendere in considerazione è quella descritta da Engels nell”Origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato’ (1884), quando racconta la primitiva vita sociale e struttura tribale. In una unità territoriale vivono le ‘gentes’, gruppi consanguinei matrilineari che rendono possibili tra di loro gli scambi matrimoniali. Si tratta di una società semplice retta da un consiglio i cui membri anziani provengono dalle ‘gentes’ e che prende decisioni sempre in maniera unanime. Una società, sottolinea Engels, senza il potere separato dallo stato, “senza soldati, gendarmi e poliziotti, senza nobili, re, luogotenenti, prefetti e giudici, senza prigioni senza processi, tutto segue il corso regolare…”. L’uso diretto dell’antropologia di Morgan e Bachofen consentiva ad Engels di strutturare in un sistema sociale organizzato il teatro della pace roussoiana delle origini. Uomini e donne uguali, con bisogni analoghi, con una produzione e una assistenza equamente distribuite. Questo modello di pace delle origini ha in Engels il suo opposto simmetrico, come risulta anche dalla citazione, nella struttura coattiva dello stato contemporaneo. Vale la pena di ricordare che questa simmetria sarà ripetuta anche dall’antropologia contemporanea, laddove la nostalgia sofisticata del primitivo ha agito ancora una volta sulle forme della vita sociale contemporanea come un corrosivo ideologico di tipo radicale. In Engels sarà la guerra a rompere l’incanto sociale di questa vita comunitaria delle origini. La storia sarà segnata da una decadenza di valori e contemporaneamente da una immensa moltiplicazione di oggetti che manifestano lo sviluppo della specie umana, l’allargamento indefinito del corpo umano nello spazio mondano. A questo corpo occorre ricuperare il senso. Per quanto riguarda la fine del processo storico, quando si compie questo destino e si ha il passaggio dal regno della necessità al regno della libertà, secondo il celebre finale dello schizzo storico dell”Antidühring’, nuovamente troviamo l’assenza di conflitti in una scena sociale dove la produzione nasce come piano cooperativo deciso da una intelligenza collettiva e amministrativa che elabora i bisogni sociali, dove ognuno collabora a questo piano con il suo talento individuale, anzi con il bisogno di affermare nello scambio sociale la propria realizzazione individuale tramite una attività che, tendenzialmente, non si riduce mai a puro e semplice lavoro costrittivo per diventare il mezzo di costruzione della propria vita come opera d’arte. “Di fatto, si legge nei ‘Grundrisse’ marxiani, se la si spoglia della limitata forma borghese, che cos’è la ricchezza se non l’universalità dei bisogni, delle capacità, dei godimenti, delle forze produttive, degli individui, generata dallo scambio universale? Cos’è se non il pieno sviluppo del dominio dell’uomo sulle forze della natura, sia in quelle della cosiddetta natura, sia in quelle della sua propria natura? Cos’è se non l’estrinsecazione assoluta delle sue doti creative, senz’altro presupposto che il precedente sviluppo storico, che rende fine a se stessa questa totalità dello sviluppo, cioè dello sviluppo di tutte le forze umane come tali, non misurate su un metro già dato. Nella quale l’uomo non si riproduce in una dimensione determinata, ma produce la sua totalità?”. Nei ‘Grundrisse’ vi è di certo la ripresa filosofica del tema più antico in Marx intorno al comunismo come “umanesimo dispiegato”, e persino nel lessico di questo testo sono rintracciabili le radici dell’idealismo umanistico tedesco. Vi è una continua dialettica di accrescimento che ha i due poli sull’individuo e sulla società: è questa la ragione che ha consentito a Bloch, che vede nel comunismo realizzato una così integrata fusione dell’individuo con la specie, e quindi dell’essere individuale con l’essere sociale, di poter parlare persino di una vittoria sulla morte” [F. Papi, ‘La pace ambigua tra dialettica e storia’ ] [(in) ‘I filosofi e la pace. Atti del V Convegno tra studiosi di Filosofia Morale in  memoria di Romeo Crippa (Sanremo, Villa Nobel 13-15 dicembre 1984)’, Genova, 1987]