“Kautsky fu tra i primi ad affrontare, negli ambienti socialdemocratici rivolti verso il marxismo, la questione coloniale (3). Essa occupa addirittura un ruolo di un certo rilievo sia nella sua formazione culturale, sia nel processo del suo avvicinamento al marxismo. Curioso di etnologia, di storia primitiva, affascinato dalle teorie malthusiane, sensibile ai problemi dell’emigrazione, infine sollecitato da Höchberg, il giovane mecenate che finanziava alcune iniziative editoriali ai margini della socialdemocrazia tedesca, Kautsky dedicò al problema delle colonie alcuni dei suoi primi scritti e l’argomento lo interessò talmente, ne discusse con tanta vivacità, ne trasse tali motivi di contrasto intellettuale con lo stesso Höchberg, a suo parere smanioso per l’espansione coloniale, da rompere con l’amico proprio su questo terreno e da sentire il bisogno di chiarimenti da parte di un’autorità come Engels. “Vorrei rivolgerle una domanda – gli scriveva nel maggio 1882 – sulla quale ho riflettuto, senza però giungere a nessun chiaro risultato; come si comporterà il socialismo nei confronti delle colonie, particolarmente in Asia? Ad esempio, il proletariato inglese libererà o no l’India? Dal punto di vista dottrinario si dovrebbe subito rispondere affermativamente a questa domanda; ma, credo, i nostri principi valgono incondizionatamente solo per i popoli del nostro ambito di civiltà (4). Al centro dell’attenzione di Kautsky stava il problema del rapporto fra le prospettive d’indipendenza dei popoli coloniali, le fasi del loro sviluppo economico e sociale e la rivoluzione in Europa. A suo giudizio, il possesso dell’India da parte del proletariato vittorioso avrebbe rappresentato un vantaggio anche per il popolo indiano: abbandonato a se stesso, quest’ultimo avrebbe dovuto subire il più ferreo dispotismo “orientale”, mentre la comune contadina indiana, disgregata e dissolta, non avrebbe più potuto impedire la nascita in Oriente di quella stessa borghesia sconfitta dalla rivoluzione europea. “Sotto la guida del proletariato europeo al contrario – aggiungeva Kautsky – l’India potrebbe essere condotta assai bene al moderno socialismo, senza dover percorrere lo stadio intermedio del capitalismo” (5). Non si trattava, né per Engels né per Marx, di domande nuove o originali: era, in sostanza, un angolo visuale particolare dal quale veniva proposta la stessa questione dello sviluppo verso il socialismo di aree dominate da forme di produzione precapitalistiche, alla quale avevano dato risposta sulla base delle numerose sollecitazioni dei populisti russi. Engels, in ogni caso, non rispose subito alla domanda di Kautsky, anche se trovò l’occasione di affrontare il problema da un altro punto di vista. Gliene dette l’occasione la pubblicazione sul settimanale della socialdemocrazia tedesca di un articolo sulla questione egiziana. Al centro dell’interesse della politica internazionale stava, in quei mesi, il problema del significato del bombardamento inglese del porto di Alessandria” [Franco Andreucci, ‘La questione coloniale e l’imperialismo’, estratto da ‘Storia del marxismo’, Volume secondo, ‘Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale’, Torino, 1979] [(3) Cfr. K. Kautsky, ‘La questione coloniale. Antologia degli scritti sul colonialismo e sull’imperialismo’, a cura di R. Monteleone, Milano, 1977, pp. 23 sgg.; (4) ‘Friedrich Engels’ Briefwechsel mit Karl Kautsky. Zweite, durch die Briefe Karl Kautskys vervollständigte Ausgabe von “Aus der Frühzeit des Marxismus”‘, Wien 1955, pp. 54-57; (5) Ibid.; (6) ‘Die Sozialdemokratie und die egyptische Frage’, in “Der Sozialdemokrat”, 3 agosto 1882]
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- Articolo pubblicato:31 Agosto 2015