“Per i marxisti russi il problema del “marxismo legale” si tradurrà poi in quello dell’atteggiamento da assumere verso il liberalismo russo e, come tale, si accenderà con particolare acutezza durante la rivoluzione del 1905. Nei riguardi degli “alleati” di un tempo, ormai acerrimi nemici, Lenin si vanterà di aver subito individuato nella critica di Struve al populismo il germe del suo futuro liberalismo, ricordando il suo proprio scritto “Il contenuto economico del populismo e la sua critica nel libro del sig. Struve” pubblicato in una miscellanea edita nel 1895 e subito distrutta della censura. Ripubblicando nel 1908 quell’articolo, Lenin scrisse nella prefazione generale al volume in cui apparve: “La polemica con Struve, vecchia e sotto molti aspetti invecchiata, ha il valore di un piccolo esempio istruttivo. Questo piccolo esempio fa vedere l’importanza politico-pratica della polemica teorica intransigente. Infinite volte si è rimproverato ai socialdemocratici rivoluzionari di essere troppo inclini a una simile polemica e contro gli “economisti”, e contro i bernsteiniani, e contro i menscevichi… Da noi si ama molto dire che i russi in generale, i socialdemocratici in particolare, i bolscevichi in specie, hanno un’eccessiva inclinazione per la polemica e per le scissioni. Da noi si ama anche dimenticare che un’eccessiva inclinazione a saltare dal socialismo al liberalismo è generata dalle condizioni dei paesi capitalistici in generale, dalle condizioni della rivoluzione borghese in particolare, dalle condizioni della vita e dell'”attività” dei nostri intellettuali in specie. Da questo punto di vista è tutt’altro che inutile vedere come stavano le cose dieci anni fa, quali erano i dissensi teorici con lo “struvismo” che già allora si delineava, e quali furono le piccole (a prima vista piccole) divergenze dalle quali derivarono una completa demarcazione politica dei partiti e una lotta implacabile in parlamento, in tutta una serie di organi di stampa, in assemblee popolari, ecc. (12)”. Nello stesso articolo Lenin, con un procedimento suo tipico, amalgama le diverse tendenze avverse del bolscevismo: “Se si dà uno sguardo d’insieme alla lotta delle due tendenze del marxismo russo e della socialdemocrazia russa nel corso di dodici anni (1895-1907), non si può non giungere alla conclusione che il “marxismo legale”, l'”economismo” e il “menscevismo” sono forme diverse di una stessa tendenza storica” (13). E’ una tendenza determinata, per Lenin, dal fatto che “in tutti i paesi capitalistici il proletariato è inevitabilmente legato da migliaia di gradini di transizione al suo vicino di destra, la piccola borghesia” e che ciò non poteva non manifestarsi nella “maniera più recisa, definita e spiccata” in un paese piccolo-borghese” come la Russia, dove simultaneamente si preparava la “rivoluzione borghese” e si formavano i “primi germi del giovane partito operaio socialdemocratico” (14)” [Vittorio Strada, Il “marxismo legale” in Russia. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1979] [(12) Lenin, ‘Che fare?’, pp. 463-64; (13) Ibid., p. 479; (14) Ibid. Di diverso tono fu la critica che a Struve, nell’ambito della generale polemica anti-bernsteiniana e antirevisionista, mosse Plechanov, le cui posizioni furono espresse su un piano più astrattamente teorico che direttamente politico, assumendo sostanzialmente la forma di una difesa della “dialettica materialistica” (…)]  [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]