“Ora soltanto possiamo apprezzare tutta la giustezza delle osservazioni di Engels, che colpisce implacabilmente con i suoi sarcasmi l’assurdo accoppiamento delle parole “libertà” e “Stato”. Finché esiste lo Stato non vi è libertà; quando si avrà libertà non vi sarà più lo Stato. La condizione economica della completa estinzione dello Stato è che il comunismo giunga a un grado così elevato di sviluppo che ogni contrasto di lavoro intellettuale e fisico scompaia, e che scompaia quindi una delle principali fonti della disuguaglianza ‘sociale’ contemporanea, fonte che la sola socializzazione dei mezzi di produzione, la sola espropriazione dei capitalisti non può inaridire di colpo. Questa espropriazione renderà ‘possibile’ uno sviluppo gigantesco delle forze produttive. E vedendo come, già ora, il capitalismo ‘intralci’ in modo assurdo questo sviluppo, e quali progressi potrebbero essere realizzati grazie alla tecnica moderna già acquisita, abbiamo il diritto di affermare con assoluta certezza che l’espropriazione dei capitalisti darà necessariamente un gigantesco impulso alle forze produttive della società umana. Ma non sappiamo ‘e non possiamo’ sapere quale sarà la rapidità di questo sviluppo, quando esso giungerà a una rottura con la divisione del lavoro, alla soppressione del contrasto fra il lavoro intellettuale e fisico, alla trasformazione del lavoro nel “primo bisogno della vita”. Abbiamo perciò diritto di parlare unicamente dell’inevitabile estinzione dello Stato, sottolineando la durata di questo processo, la sua dipendenza dalla rapidità di sviluppo della ‘fase più elevata’ del comunismo, lasciando assolutamente in sospeso la questione del momento in cui avverrà e delle forme concrete che questa estinzione assumerà, poiché ‘non abbiamo’ dati che ci permettano di risolvere simili questioni” [V.I. Lenin, Stato e rivoluzione] [(in) ‘Partito proletario, rivoluzione borghese, Stato e democrazia in alcuni scritti di Lenin’, Quaderni de ‘La rivista trimestrale’, 1978] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]