“Dunque vi sono affermazioni simili anche in Lenin. Le trovo in un suo commento alla ‘Scienza della Logica’ di Hegel, commento che studieremo; lo abbiamo solamente per il momento in inglese, e questo libro inglese lo dobbiamo restituire ai francesi, ma prima o poi lo tradurremo, noi o loro. E’ abbastanza interessante, però c’è un po’ troppa ammirazione per Hegel. Secondo me è più severo Marx che non Lenin, tanto più che Lenin studiava la ‘Logica’, una parte dell’opera di Hegel criticata vigorosamente da Marx. E’ vero che Engels trasloca la logica e la dialettica dalla filosofia alla scienza, ma non allude direttamente a Hegel. Quindi tenete conto che Lenin nel momento in cui leggeva si esprimeva con un eccessivo entusiasmo. Dice perfino che nessuno può pretendere di capire il ‘Capitale’ di Marx se non capisce prima la ‘Logica’ di Hegel (84). Ora, Marx ammette di essersi servito del metodo hegeliano nella sua esposizione della materia che aveva lungamente elaborato, affrontando a sua volta le elaborazioni degli economisti, ma dice di essersene servito per comodità di presentazione, in quanto metodo più conseguente, più brillante, più accessibile. Tolta questa “innovazione” di Lenin, leggiamo i suoi due passi, che convergono con noi sul bisogno di scrivere una storia della scienza e della tecnologia, che i borghesi hanno cercato di scrivere ma che non risulta ancora sia stata scritta da un marxista (non so i russi in che modo se la stiano cavando) (85). Come vedete anche Lenin però non scherza con Hegel: addirittura “pedante” lo definisce: “Se non erro, c’è molto misticismo e vuota pedanteria qui nelle conclusioni di Hegel ma l’idea di base è magnifica: connessione multilaterale e vivente di ogni cosa con ogni altra cosa, e riflessione di questa connessione – messo Hegel materialisticamente sui suoi piedi – nel concetto dell’uomo, che dev’essere così raffinato, articolato, flessibile, mobile, relativo, mutuamente collegato, essere unità nonostante le opposizioni tanto da poter abbracciare il mondo. La continuazione dell’opera di Hegel e Marx deve consistere nello svolgimento ‘dialettico’ della storia del pensiero umano, della scienza e della tecnologia” (86). Io al posto di Lenin avrei scritto la sequenza invertita: la storia della tecnologia, della scienza e del pensiero umano. Ma evidentemente l’idea di tecnologia ha colpito l’autore. E poi, s’intende, ciò che noi si continua è l’opera di Marx, non certo di Hegel. “Da una parte, dobbiamo approfondire la conoscenza della materia in conoscenza di sostanza (o nozione di sostanza) per trovare le cause dell’apparenza. Dall’altra, la conoscenza attuale delle cause è l’approfondimento della conoscenza dall’esteriorità dell’apparenza alla sostanza. Due tipi di esempi dovrebbero spiegare questo punto: 1) tipo di esempi tratti dalla storia delle scienze naturali; 2) tratti dalla storia della filosofia”. (ecco che qui Lenin mette prima le scienze) “Più esattamente: non ‘esempi’- ‘comparaison n’est pas raison’ – ma la quintessenza dell’una e dell’altra più la storia della tecnologia” (87). È interessante quel che Lenin scrive, prima che la fisica atomica avesse avuto tutti i suoi sviluppi, perché egli risponde a quell’obiezione che si è fatta sempre ai meccanicisti e ai materialisti: “Noi non abbiamo che un’apparenza; anche gli atomi a cui crediamo di essere arrivati, che tuttavia non sono afferrabili dai nostri sensi, sono ulteriormente composti e scomponibili. La loro sostanza ci sfugge. La materia non ha per sostanza tanti pezzettini di materia più piccoli, palpabili, che si possono stringere tra le dita: questa era una illusione antropomorfa. Nell’interno dell’atomo c’è tutto un mondo di altre particelle con i loro moti, le loro energie, le loro cariche elettriche, le loro forze magnetiche, tutto quanto un mondo microscopico”. Allora il discorso di Lenin significherebbe: “Dobbiamo arrivare veramente alla sostanza per spiegare l’apparenza”. Quindi non dobbiamo accettare la materia come io la vedo in questo bicchiere. Interessante…” [Amadeo Bordiga, Per una teoria rivoluzionaria della conoscenza, Torino, 2004] [(84) Lenin, Quaderni filosofici, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 38, p. 167 “Aforisma. Non si può comprendere appieno ‘Il Capitale’ di Marx, e in particolare il suo primo capitolo, se non si è studiata e capita tutta la logica di Hegel. Di conseguenza, dopo mezzo secolo, nessun marxista ha capito Marx!” (…); (85) Gli stalinisti dell’epoca avevano come testo di riferimento non un testo russo ma uno, allora assai celebre, dell’inglese John D. Bernal, una sintesi del percorso scientifico umano scritta con taglio empirista-progressista e socialeggiante (J.D. Bernal, Storia della scienza, Editori Riuniti, 1956, pagg. 1.100; (86) Lenin, Quaderni filosofici, cit. p. 137; (87) Ibid., cit., p. 148] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]