“”Se dunque, nell’attuale situazione, si ripartiscono i proventi fra i tre elementi [terra, capitale, lavoro], ciò non avviene in virtù di una misura ad essi inerente, ma decide una misura del tutto estranea e, rispetto ad essi, accidentale: la concorrenza ovvero il diritto del più forte nella sua forma più raffinata” (F. Engels, Lineamenti di una critica dell’economia politica, in K. Marx F. Engels, Opere, cit, vol. III, p. 468). La concorrenza è dunque la forza dominante dell’economia borghese, una eterna oscillazione che trasforma tutti i soggetti in potenziali speculatori distruggendo qualsiasi apparente velleità di conferire un contenuto morale al commercio (ivi, p. 471). Essa garantisce l’eguaglianza tra domanda e offerta, ma solo integrando i due poli scissi e contrapposti senza che essi si corrispondano mai esattamente, “poiché in questa condizione di mancanza di coscienza dell’umanità non v’è nessuno che sappia quanto siano grandi questa e quella” (ivi, p. 470). Criticando le rassicurazioni illusorie connesse al preteso equilibrio automatico di domanda e offerta, i ‘Lineamenti’ introducono un secondo nucleo di demistificazione del pensiero degli economisti, che, come abbiamo già visto, sarà approfondito di lì a poco nell’opera sulla situazione della classe operaia inglese, ossia quello relativo alle crisi economiche e alla soprappolazione. La problematica della crisi pone in primo piano l’equilibrio di domanda e offerta, evidenziando che esso non si stabilisce attraverso un’ordinata convergenza, ma tramite un convulso alternarsi di eccessi di segno opposto. Gli eccessi della domanda stimolano l’offerta, ma la risposta di quest’ultima è di regola eccessiva, spingendosi fino a superare la domanda e a deprimere i prezzi: “Questo processo va avanti così indefinitamente, senza mai pervenire ad una condizione di sanità ma in una continua alternanza di eccitazione e infiacchimento, senza mai giungere alla meta. (…) Finché continuerete a produrre nella maniera attuale, inconsapevole, dissennata, dominata dal caso, le crisi commerciali non cesseranno” (ivi, p. 470). Sebbene nei ‘Lineamenti’ Engels non cerchi ancora di approfondire la fenomenologia empirica del ciclo, egli prende spunto dagli squilibri ricorrenti per sottolineare le irrazionalità di una crescita produttiva che, verificandosi sotto la spinta disordinata della concorrenza, si traduce in contrasti e in povertà in mezzo all’abbondanza” (ivi, pp. 472-3)” [Edoardo De Marchi, L’economia politica del capitalismo industriale. Dai classici a Marx, 2011]
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- Articolo pubblicato:5 Aprile 2013